Oramai è chiaro a tutti che la visione del lavoro da parte di chi governa in Italia (e non solo) è completamente mutata rispetto a quella degli anni '80 e '90; a quei tempi, infatti, era normale tutelare il posto fisso ed il contratto a tempo indeterminato. Si può stare giorni a discutere sulle cause di tale cambiamento; ciò che però in questa sede importa è che il mercato del lavoro sta diventando sempre più flessibile, trend, questo, favorito dalle svariate riforme del lavoro in tal senso, l'ultima delle quali è rappresentata dal Jobs Act.

Coloro che sono a favore del cambiamento sostengono che all'estero tale meccanismo funziona; in Germania, ad esempio, da molto tempo la flessibilità è divenuta la parole d'ordine.

Riflettendo su tale importante argomento, non si può non sollevare una domanda: un sistema del genere può essere importato, in un periodo come questo, in Italia?

Ponendo tale questione non si vuole in nessun modo sindacare la legittimità dei provvedimenti presi dall'attuale governo Renzi; si desidera invitare a riflettere, invece, sulla possibilità di rendere il mercato del lavoro flessibile in un contesto dove il lavoro non c'è e dove, inoltre, i datori di lavoro danno maggior peso ai propri interessi rispetto al benessere dei loro dipendenti e della comunità tutta. Non può sfuggire, purtroppo, che molti approfittano dei tipi di contratto costruiti ad hoc (come quelli a tempo determinato ed i co.co.pro.) e delle agevolazioni previste dalla legge per assumere lavoratori senza la volontà di formarli e di tenerli in futuro.

L'Italia si dimostra da tempo un terreno non ancora pronto ad accogliere il sistema della flex-security; eppure si continua a legiferare in tal senso. Sarebbe, forse, più giusto iniziare a stimolare l'attività imprenditoriale, al fine di creare posti di lavoro (encomiabile, a tal proposito, è stata la possibilità offerta, attraverso l'ultima Legge di Stabilità, di esentare i datori di lavoro dal pagamento dei contributi INPS per le assunzioni a tempo indeterminato poste in essere fino al 31 dicembre 2015) in modo da perseguire, successivamente, l'obiettivo del mercato flessibile.

Attualmente, si può solo restare basiti dalla quantità di persone che stanno perdendo il lavoro e dal clima di sconforto che sta rendendo tutti, in particolar modo i giovani, sfiduciati e timorosi del proprio futuro. Non si può che sperare in un cambiamento del modus operandi di chi governa.