Il 12 settembre Floyd Mayweather è salito sul ring per l’ultima volta, vittoria ai punti contro il generoso, ma modesto Andre Berto. Il grande campione, il re dei re, il migliore pound for pound si ritira da imbattuto, 49 incontri disputati, 49 vittorie delle quali 26 prima del limite. Ha battuto tutti. Ha incassato fiumi di soldi tanto che il suo soprannome è Money, ed ha più volte vinto la speciale statistica degli sportivi più pagati dell’anno. Numeri impressionanti che fanno di questo fuoriclasse un fenomeno. Eppure, qualcosa non va. Floyd Mayweather è odiato da gran parte degli appassionati nella sua stessa patria e moltine sminuiscono la carriera.

Mayweather re dei re o errore della storia? Le contraddizioni degli USA

Qualcosa non quadra se da una parte abbiamo lo sportivo più pagato e contemporaneamente quello più criticato. I match di Mayweather sono di una noia mortale, quelli che i fans hanno rivisto con piacere più di una volta si contano sulle dita di una mano, e le dita non c’è bisogno di usarle tutte. Il match del secolo è stato criticato a destra e a manca per la poca spettacolarità dell’incontro. Il suo ultimo match ha viaggiato sulla stessa falsa riga di tutta la sua lunga e prestigiosa carriera, eppure ha incassato una borsa milionaria. Gli appassionati non si raccapezzano. Dov’è il trucco? Per capire questo paradosso bisogna entrare inquello che è lo sport a stelle e strisce ed improvvisare un’analisi di tipo sociologico-culturale.

Mayweather, prima di essere un grande pugile, maestro della schivata e dello shoulder roll, è stato un grande imprenditore di se stesso, non a caso è anche promoter dei suoi incontri e da manager esperto gestisce tutte le sue finanze. Il suo genio si concretizza principalmente nel sapere come far soldi e il caro Floyd ha capito sin da subito che per fare soldi bisogna vendere un prodotto.

Ha venduto per circa 20 anni il suo personaggio e quale personaggio è più vincente nel nord America? Il Villain!

In nessun altro posto come negli Stati Uniti il mondo viene diviso in buoni e cattivi. Lo sport non fa certo eccezione, anzi sintetizza perfettamente lo spirito americano di voler inquadrare a tutti i costi bene e male nelle categorie e nelle accezioni che il contesto racchiude.

Lo sa bene chi conosce il wrestling, sport di intrattenimento in cui vengono sintetizzate alla perfezione i bisogni circensi del pubblico medio statunitense. Mayweather non è estraneo al mondo del wrestling, vi ha partecipato più di una volta, sempre in veste del cattivo, il vigliacco che scappa e che è pronto a fare tutte le scorrettezze del caso per avere la meglio. Memorabile la sua vittoria “sporca” contro Big Show.

Accomunare boxe e wrestling farà storcere il naso a molti appassionati della noble art, ma qui si sta tentando un’analisi sociologica, non tecnica del campione. Mayweather ha interpretato per due decenni il cattivo del ring, l’antipatico, l’arrogante, il presuntuoso. Il pubblico è andato per quasi 20 anni a vedere i suoi match sperando che perdesse e fino all’ultimo, contro Berto, ha sognato il lieto fine, la sconfitta del cattivo.

Money è diventato il re perché ha saputo interpretare quello che gli americani più odiano. Una verità tanto semplice da risultare riduttiva del fenomeno Floyd, e invece il genio di Money sta proprio in questo, aver capito da subito che la sua boxe avrebbe fruttato economicamente solo se accompagnata a questo tipo di personaggio. Onore a Mayweather, un po’ meno a quelli che per 20 anni hanno pagato invano il biglietto per vederlo sconfitto.