Nella giornata di ieri è stata approvata una risoluzione alla Camera dei Deputati che rappresenta un invito del parlamento affinché il governo Renzi prenda in carico e approfondisca tutte le questioni che riguardano la riforma delle pensioni: in primo luogo, si chiede l'approvazione della tanto agognata settima salvaguardia (la quale, comunque, non risolverà la questione fino in fondo); in secondo luogo, si richiede un intervento in vista della proroga dell'opzione donna (del resto si tratta, semplicemente, di 'rimuovere' le famose note dell'Inps che impediscono l'apertura della finestra per il 2016); infine, si chiede che si intervenga in vista di una flessibilità in uscita.

Il tono del documento non è esaltante, sulla questione della 'flessibilità' non potrebbe essere più morbido o rinunciatario: si parla di trattamenti pensionistici che siano 'adeguati' e 'non troppo penalizzanti' e si sottolinea come si richieda l'intervento soprattutto per i casi di disoccupazione involontaria.

In poche parole, sulla questione della riforma pensioni 2015-2016 il parlamento sta cedendo alle pressioni del governo e non il contrario come spesso si dice: si potrebbe parlare di farsa, e lo si potrebbe fare su due livelli. Il primo è rappresentato dal conflitto che mette in gioco una vera e propria crisi della democrazia: il parlamento italiano, nelle ultime legislature (pensiamo alla triade Monti-Letta-Renzi), è sempre più svuotato delle proprie prerogative, e gli esecutivi hanno iniziato pienamente a legiferare e non più a 'eseguire' le leggi decise in parlamento, come vorrebbe la classica divisione dei poteri.

Il secondo è rappresentato dal ruolo del PD che sembra sempre di più voler 'colmare' tutti gli spazi e i ruoli del confronto politico: sulla riforma delle Pensioni, il PD è sia al governo e quindi in linea di massima prudente se non addirittura contrario, sia all'opposizione con Cesare Damiano che porta avanti battaglie che sono già perse per definizione.

Ultime news al 9 ottobre sulla riforma pensioni del governo Renzi

Le ultime news sulla riforma delle pensioni del governo Renzi sono perlopiù cattive: in primo luogo, su un giornale autorevole come Il Sole 24 Ore, si è espressa l'opinione (che è quasi una convinzione) che non vi sarà nessuna riforma del sistema previdenziale, perlomeno nella legge di stabilità 2016 – il motivo è semplice: se il governo avesse intenzione di farla, non impiegherebbe tanto tempo per definirla; in secondo luogo, sembra che l'intervento più probabile in materia previdenziale sia una misura in favore di coloro che si trovano tra i 58 e i 63 anni di età, i quali potrebbero beneficiare di una qualche forma di flessibilità, pur non essendo ancora chiaro quali saranno le penalizzazioni e dunque 'il prezzo da pagare'.

Infine, sembra essere sempre più chiaro che quel poco che è avanzato dai fondi previdenziali (dunque esodati e donne) potrebbe essere reimpiegato per finanziare altri interventi, come l'abolizione della Tasi e la riforma dell'Ires.

Ma la notizia, forse, più paradossale in questo momento arriva proprio dalla Germania: non si tratta di una vera e propria riforma delle pensioni, ma di qualcosa di molto più semplice. Sembra, infatti, che il governo tedesco (la fonte è piuttosto autorevole, il Frankfurter Rundschau) abbia intenzione di aumentare gli assegni pensionistici del 4-5%; in Italia, la proposta Damiano di penalizzazione all'8% è stata bocciata. È tutto con le ultime news sulla riforma pensioni del governo Renzi; per aggiornamenti, cliccate su 'Segui' in alto sopra il titolo dell'articolo.