In questa seconda parte sarà utile specificare, al fine di evitare inutili fraintendimenti, che la maggiore critica per l’eccessivo abuso che si fa del voto di consiglio viene rivolta ai cosiddetti casi limite, cioè quando si discute di quegli alunni che, in sede di scrutinio finale, riportano in quasi tutte le discipline delle valutazioni insufficienti. Spesso, però, capita che dopo lunghe ed estenuanti discussioni tra i colleghi, come per magia, le otto o nove insufficienze si riducono soltanto a cinque, quelle strettamente necessarie e sufficienti per promuovere il fortunato studente.

Meritocrazia? No, meglio l'iniquità e l'incoerenza

L’articolo in oggetto si vuole soffermare, inoltre, sulla mancanza di coerenza dei soliti docenti che non confermano in quella sede, con fermezza e solidità, le loro valutazioni iniziali, specchio delle evidenti lacune insite in quegli stessi alunni, i quali spesso vengono portati avanti solo perché la 'misura è colma'. Quante volte gli insegnanti sono stati ripresi dai loro Dirigenti Scolastici solo perché in una classe di 20 alunni, bocciarne il 50% significherebbe una vera e propria onta per l’istituto scolastico?

Secondo l'opinione pubblica se un alunno va male la colpa è imputabile necessariamente agli insegnanti. Sono loro gli artefici di tutti i mali della Scuola; della svogliatezza degli alunni, dei loro continui ingressi alla seconda ora, dei loro atteggiamenti violenti e incontrollati in classe, della loro maleducazione pervadente, della loro difficoltà ad eseguire la somministrazione di una prova semplificata.

Insomma, il professore è sempre ritenuto il colpevole di tutto, anche quando è evidente che la famiglia è assente nel 90% dei casi. Ma, quasi imbarazzati, i miseri insegnanti riescono solo a chinare la testa, non riuscendo neanche a vantare quei diritti negati a cui sono sottoposti tutti i santi giorni.

'Anche quest’anno verranno promossi tutti?'

La cosa più imbarazzante, poi, è sentirsi chiedere dai genitori degli studenti modello, con ironia, una domanda che spesso uccide moralmente anche l’insegnante più volenteroso: «Anche quest’anno promuoverete tutti?». Ed ecco che crolla subito il mondo addosso. Eppure, si va avanti a testa alta, convinti e speranzosi che se un ragazzo ha studiato sempre e ha meritato di essere promosso, senza nessun palliativo come il voto di consiglio, lo stesso studente, un giorno, diventerà qualcuno.

Insomma, dov'è finito l’orgoglio, l’autostima, il senso di dignità professionale e l’autocompiacimento che un bravo insegnante dovrebbe possedere? Si dice sovente che tutto è cambiato, che dagli eccessi della scuola degli anni 60 e 70 si è passati ai difetti di quella attuale, intrisa diremissività e di accondiscendenza oltre ogni limite, anche difronte i casi estremi di insolenza e di prepotenza da parte degli alunni.

Tutti valutano tutti, ma spesso ci si dimentica degli alunni

Un altro aspetto da prendere seriamente in considerazione sembra davvero essere paradossale: il sistema valutativo italiano. L’INVALSI dovrà valutare la Scuola e i suoi docenti, i Dirigenti dovranno valutare gli insegnanti, gli insegnanti dovranno valutare i loro Dirigenti, gli alunni dovranno valutare gli insegnanti e, alla fine di questo vorticoso circolo vizioso, ci si rende sempre più conto che la valutazione degli studenti da parte degli insegnanti è venuto meno oramai da tempo.

A questo punto, la reale ed oggettiva valutazione rischia seriamente di essere compromessa da un sistema ‘dopato’ e drogato dal Dio denaro, quello dei Bonus e degli incentivi di cui il caro Renzi e la sua fedelissima ministra Giannini, in questi giorni, si riempiono tanto la bocca. Evviva la scuola di una volta, dove il rigore, la disciplina, il rispetto delle regole e la volontà di studiare lasciavano il posto alle tante distrazioni dei tempi moderni. Oggi si rischia di supervalutare tutti gli studenti, indistintamente, per poi accorgersi, purtroppo, di aver arrecato loro un male difficilmente sanabile.