Anche quest'anno, come quelli passati, la cronaca dall'isola sarda si 'accende' di fuochi e di quell'incuranza che molte persone esercitanti la pratica incendiaria non hanno capacità di comprendere, riuscendo a nascondere anche a se stessi quanto male possono fare alla natura non considerandola 'vita'. Nei primi due giorni di luglio, la Sardegna è stata presa di mira dai soliti ignoti che vogliono il male di questa terra incontaminata, un'isola che vive di tradizioni e del frutto prodotto da un lavoro che si tramanda da generazioni con l'agricoltura e la pastorizia.

Le colpe di questi roghi sono spesso attribuite ai pastori, che nei tempi antichi avevano l'uso di 'bruciare' i campi di sterpaglie, facendo sì che la madre terra, alle piogge successive, potesse produrre dalla sterilità delle ceneri nuova e tenera erba utile, a rifocillare il pascolo del bestiame. Questa pratica veniva adottata anticamente e quasi permessa perché tenuta sotto controllo da più persone pronte a intervenire per spegnere l'eventuale innalzarsi difiamme, ma mai utilizzata in giornate con forti raffiche di vento, che avrebbero potuto provocare gli ingenti danni che oggi la cronaca ci racconta sempre più frequentemente.

La Sardegna in fiamme

Ormai i fuochi hanno 'mangiato' e inaridito centinaia di ettari di terra sarda e la dura battaglia per fermarli delle squadre dei vigili del fuoco, degli uomini del corpo forestale, dei volontari accorsi in aiuto, delle compagnie barracellari (guardie private addette alla salvaguardia del pascolo), dei numerosi elicotteri e l'utilizzo di cinque Canadair, sembrava lentamente volta al termine dopo un lungo interminabile lavoro.

Convinti di averlo domato, il pomeriggio del primo giorno di luglio il fuoco s'è nuovamente rinvigorito e quello che oggi lascia alle sue spalle, è un territorio martoriato color nero che va da Dualchi, Bortigali, Birori, Borore, Aidomaggiore, Noragugume e Sedilo fino alla chiesetta rurale di San Basilio. Per far fronte all'incendio sono state evacuate le abitazioni nei pressi della circonvallazione e in quasi tutti i luoghi elencati si vedono macchine agricole distrutte eanimali arsi vivi,a causa del forte vento di maestrale che alimentando le fiamme li aveva imprigionati.

Chi è la causa incendiaria?

L'interrogativo che resterà dopo la fatica dei soccorsi sarà qual è la 'mano' che provoca questi incendi edi chi è la colpa:una banale sigaretta buttata dal finestrino dell'auto in corsa, un conflitto terriero o la vendetta tra proprietari, una ritorsione contro la pubblica amministrazione, una turba psico-sociale, la deforestazione per avvantaggiarsi di terreni edificabili, il deprezzamento delle aree turistiche a vantaggio di altre.

O ancora il divertimento, il desiderio diessere assunti nel corpo forestale anche per quei pochi mesi 'di fuoco', la criminalità organizzata, atti terroristici e tante altre motivazioni legate sempre a benefici personali e/o culturali. Purtroppo questo è solo l'inizio di una cronaca incendiaria che sempre più spesso è raccontata dai media locali e nazionali. Grazie all'arrivo dei mesi più caldi, il pericolo che questi atti vandalici si ripetanoèmolto probabile e quando accadono si spera sempre non si debba raccontare di vittime umane che hanno pagato con la propria vita il disordine sociale di altri.