In un'intervista del 13 settembre al giornale tedesco Die Welt, il Ministro lussemburghese degli Affari Esteri e dell'Immigrazione, il socialista Jean Asselborn, ha chiesto l'esclusione dell'Ungheria dall'Unione Europea.Secondo la dichiarazione del Ministro: "Quelli che, come gli ungheresi, costruiscono recinzioni, per fermare i profughi di guerra e violano la libertà di parola e l'indipendenza della giustizia, dovrebbero temporaneamente, o definitivamente, essere esclusi dall'Europa".

Il primo riferimento era chiaramente diretto alla recinzione voluta da Orban sul confine che separa l'Ungheria dalla Croazia e dalla Serbia, innalzato per arrestare l'ondata di migranti, di cultura Islamica, arrivati dai Paesi mediorientali.Il secondo accenno riguardava il caso di Andras Baka, il giudice ungherese che, nel 2015, sarebbe stato rimosso in anticipo dal suo incarico di Presidente della Corte Suprema, per aver criticato le riforme del Governo magiaro.Il licenziamento era stato possibile grazie a leggi promulgate ad hoc, circostanza che aveva messo in discussione l'indipendenza del potere giudiziario del Paese.

Le accuse del Ministro a pochi giorni dal referendum ungherese per le quote dei migranti

I cittadini magiari saranno chiamati il 2 Ottobre a pronunciasi sulle ripartizioni delle quote di migranti e profughi all'interno dell'UE. Una decisione che ha provocato non pochi contrasti con Bruxelles che ha più volte criticato la linea di Orban.

Il quesito al quale i cittadini dovranno rispondere è il seguente: "Volete che l'Unione Europea, anche senza consultare il Parlamento ungherese, prescriva l' immigrazione in Ungheria di persone che non sono cittadini ungheresi?"

Nella formulazione della domanda è palese la messa in discussione delle politiche migratorie imposte dalla UE agli Stati membri.

Le dichiarazioni di Asselborn arrivano proprio a pochi giorni dalla data del referendum, come contestazione, anche se le sue parole hanno reso paradossale la controversia.

Il Ministro lussemburghese, infatti, da un lato sembra riconoscere il diritto alla libera espressione del singolo, come nel caso Baka, ma dall'altro disconosce lo stesso diritto se applicato ad un popolo intero.

Dichiarazioni sempre più inconciliabili con la libertà di espressione: il monopolio dei valori

Asselborn ha ancora dichiarato: "La gente come Orban contribuisce a dare l'immagine di un Paese che all'esterno difende dei valori che non è capace di mantenere all'interno", come se la scelta dell'accoglienza superasse il diritto della libera espressione dei cittadini dell'UE, diventando un valore assoluto.

Un accentramento, quello in discussione, non solo del potere, ma anche dei valori.

Si è dimenticato, infatti, che quelle di Orban, pur non essendo posizioni condivise dalla diplomazia europea, sono ben accolte dall'opinione pubblica, non solo ungherese, che sta lentamente spostando la sua attenzione proprio sui partiti di spirito nazionalista.

L'egemonia di pensiero della diplomazia europea oramai manifesta

Che senso avrebbe votare se non per partecipare alle scelte politiche (e non ideologiche) proposte dai vari candidati?E' il senso della Democrazia.

Ammettere di voler a tutti i costi mantenere saldi alcuni valori , riconosciuti o meno come tali, significa, implicitamente, imporre il proprio punto di vista e rifiutare il cambiamento.

Se il popolo magiaro ha approvato le posizioni di Orban eleggendolo liberamente, risulta davvero irrispettoso considerare tale scelta, per riflesso, populista e reazionaria, così come risulta altrettanto pericoloso per la democrazia voler affermare valori non condivisi dalla maggioranza dei cittadini.

Si tratta di uno dei concetti basilari che attengono ai diritti civili (magari come quello dell'esempio fatto da Asselborn).A valutare certe uscite poco acute è evidente di quanto sia realmente reale la deriva conservatorista europea conseguenziale al reazionarismo della classe dirigente che guida il continente.