Alcuni giorni fa, il 12 ottobre, si è tenuta, presso la Residenza romana di Ripetta, una conferenza sul #referendum costituzionale organizzata dalla Fondazione ItalianiEuropei (presidente Massimo D'Alema) e dalla Fondazione Magna Charta (presidente Gaetano Quaglieriello). È stata l'occasione per illustrare le ragioni del #No a questa riforma costituzionale, ed anche per presentare la propria proposta alternativa che, secondo i proponenti, è molto meno invasiva e più efficace. La nuova proposta, soprattutto, avrebbe una grande condivisione fra le forze politiche, al contrario di quella su cui i cittadini saranno chiamati a esprimersi il 4 dicembre.

Le ragioni del NO

Durante la conferenza sono emerse le maggiori criticità della riforma Renzi-Boschi: la composizione poco chiara e poco trasparente del futuro Senato; le funzioni molto confuse della seconda Camera; la moltiplicazione dei procedimenti legislativi che creerebbero un enorme caos; la riduzione delle garanzie costituzionali per le opposizioni; l'accentramento del potere nelle mani dell'esecutivo; la riduzione delle autonomie regionali. Tutti effetti diretti della riforma costituzionale oppure del combinato disposto con l'Italicum, la legge elettorale. Le conclusioni cui si è giunti sono diverse: secondo i più critici la riforma potrebbe spianare la strada a derive autoritarie o oligarchiche.

Secondo i più moderati questa riforma rappresenta l'istituzionalizzazione di quella che alcuni studiosi hanno chiamato postdemocrazia.

La nuova proposta presentata dalla conferenza si basa su tre punti principali: riduzione del numero dei parlamentari (430 deputati, 215 senatori) tutti eletti a suffragio universale; la possibilità di dare la fiducia solo per la Camera dei deputati; l'istituzione di una Camera di conciliazione fra Camera e Senato sul modello statunitense.

Il ritorno della Prima Repubblica

Così alcuni giornali e i sostenitori del Sì hanno definito la conferenza organizzata da D'Alema. Eppure c'era solo un esponente politico della Prima repubblica:il democristianoPaolo Cirino Pomicino. Se si osserva il fronte del No ci sono anche tutte le forze politiche che hanno caratterizzato la Seconda repubblica (Forza Italia, la Lega Nord, una parte del Partito democratico e della sinistra democratica).

E c'è anche la forza che ha maggiormente influito sulla nascita della cosiddetta terza repubblica: il Movimento 5 Stelle. Tutte le forze politiche della seconda e della terza repubblica si sono schierate contro questa riforma. Altro che ritorno della prima repubblica.

Una nuova strategia

Il premier Renzi ha dichiarato di aver sbagliato a personalizzare la campagna elettorale. Ad aver legato in maniera così stretta la propria sorte politica con l'esito del Referendum. Ha perciò cambiato strategia. Non più far coincidere le proprie ragioni con la propria persona, ma identificare le ragioni del No con le personalità più discusse fra gli oppositori. Uno su tutti: Massimo D'Alema. Il plurirottamato che però sta sempre lì.

L'ex Presidente del Consiglio subisce attacchi quotidiani da quelli che, ancora oggi, sono i suoi compagni di partito. Nei giorni passati il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Luca Lotti, renziano, lo ha dipinto come un anziano vendicativo che vota No solo perché non ha ricevuto la sua poltroncina di consolazione, riferendosi alla carica di Alto rappresentante dell'Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza. Oggi invece è stata la deputata #Pd Ileana Argentin a dichiarare che Massimo D'Alema è un "pazzo egocentrico".

E tutto ciò quando manca ancora un mese e mezzo al referendum del 4 dicembre. Quanto ancora si scalderà la discussione sulla Costituzione?