Ogni anno, per 'La Giornata Internazionale Contro La Violenza Sulle Donne', vengono organizzati eventi e manifestazioni per sensibilizzare sul problema del femminicidio. Una ricorrenza istituita per mettere un freno a questo drammatico fenomeno (in aumento a giudicare dalle notizie di cronaca) dopo che le tre sorelle domenicane Mirabal furono assassinate il 25 novembre del 1960, durante il regime di Rafael Leonadis Trujillo. Una valanga di foto, messaggi e video condivisi su YouTube, Facebook, Twitter e gli altri social network, ha mobilitato tantissime persone in tutto il mondo.

Il 25 novembre, giornata contro il femminicidio

Il titolo che l'ONU ha lanciato per questa ricorrenza è #Orangeuworld: fino al 10 dicembre tutti gli utenti sono invitati a vestirsi di arancione per dire NO al femminicidio, per poi pubblicare e condividere le foto sui vari social network. Sarà sufficiente questa mobilitazione? Le condivisioni di immagini sul web e gli indumenti arancioni indossati come simbolo, otterranno dei risultati? Forse no, perchè una "Giornata Internazionale Contro Le Violenze Sulle Donne" non risolverà il problema, così come non otterranno il giusto effetto gli spot pubblicitari, o le immagini di corpi nudi rannicchiati in preda al terrore, occhi tumefatti e lividi evidenti.

Neanche la colonna sonora drammatica, martellante degli spot, convincerà alcuni "uomini" a pensare che la donna è molto più che un oggetto da usare a piacimento; e, purtroppo, neanche la voce tremolante, coinvolta, rotta dall'emozione di qualche star televisiva cambierà le cose. Domani avremo già dimenticato, dedicheremo tutta la nostra attenzione virtuale ad altre "battaglie" che combatteremo, come sempre, seduti comodamente davanti alla TV o al display del cellulare.

Le donne-oggetto

Intanto, nelle scuole si continuerà ad incitare gli studenti a manifestare, piuttosto che educare in tal senso, mentre i media proporranno ancora la stessa figura di donna - oggetto; e le donne stesse contribuiranno a rafforzare questa idea accettando, proponendosi attraverso quella figura all'infinito. Continueranno a crescere i figli maschi facendo loro credere a quel tipo di donna, rinsaldandone così l'immagine di fragile, subalterna e bisognosa di protezione; o di prostituta, che in fondo è alla radice di un secolare sistema di disuguaglianze. No, non basterà un giorno all'anno dedicato alle donne vittime di violenze, fino a che esisterà questo assurdo modo di pensare e agire.