Le dimissioni di Matteo Renzi sono la conseguenza di chi ha legato le sorti del proprio governo al successo del "Sì" al referendum costituzionale. Questa "personalizzazione" del voto ha avuto il benefico effetto di aumentare la partecipazione degli elettori. Indipendentemente dai risultati, infatti, ha vinto la democrazia. Era da tempo che gli italiani non partecipavano con passione ad una consultazione elettorale: appena vi è stata la consapevolezza che il voto avrebbe avuto - questa volta - un peso significativo, la risposta è stata importante.

In tutto ciò, il silenzio assordante dell'ex premier sulle proprie responsabilità ed errori stride con la fretta con cui ha annunciato in Tv le dimissioni, prima ancora di averle comunicate al Presidente della Repubblica, mettendolo in un vicolo cieco.

La linea politica di Renzi bocciata dall'autolesionismo

Lo spaccato della maggioranza di coloro che hanno votato "No" - under trentacinque e di istruzione superiore - è una sonora bocciatura alle politiche del lavoro, checché ne dica l'amico finanziere di Renzi, Davide Serra. Difatti esiste un'abissale differenza tra un voucher ed un dignitoso impiego a tempo indeterminato o a lungo termine.

Renzi, dopo aver perso la partita, accusa gli avversari

Attraverso i "pasdaran" dei comitati del "Sì", gli elettori del "No" vengono accusati di qualsiasi cosa, anche della prossima "invasione di cavallette", che non si è ancora vista ma ci sarà, eccome se ci sarà. L'Europa fa spallucce ed è interessata solo ai deficit di bilancio, senza pensare che in questo "No" ci sono molti risvolti anti-europei.

Soprattutto nei confronti di questo modello di Unione Europea, poco politica ed esclusivamente finanziaria.

Tra le teorie più strampalate, il fallimento di otto banche - tra cui MPS - il cui piano di ristrutturazione con la chiusura di centinaia di filiali è stato approntato almeno un mese prima del referendum. A ciò si aggiunge il blocco della riforma della PA, con relativa norma anti-furbetti.

Tuttavia ci si è dimenticati che il testo di questa legge è stato respinto dalla Consulta, com'è avvenuto con l'Italicum.

Renzi e i limiti del suo Governo

Probabilmente da queste circostanze è emerso l'impellente desiderio di modificare la Costituzione: più facile fare così, che doverla conoscere e rispettare. In questo scenario, tutti i nobili difensori della Carta hanno mollato gli ormeggi e veleggiano senza vergogna verso l'Italicum - incostituzionale o meno - l'importante è incassare la rendita elettorale. Un'idea che non dispiace nemmeno a Matteo Renzi, ultimamente convinto (e purtroppo lo sono anche i "geniali" spin doctor di Obama che non conoscono il nostro Paese) che il 40% dei "Sì" sia tutta roba sua.

Per questo motivo anche il nostro Matteo Renzi ha l'acquolina in bocca, perché pensa che coloro i quali hanno detto "Sì" al referendum, automaticamente siano tutti suoi elettori.