Nella notte del 7 aprile, ore 3:45 il Presidente degli USA, Donald Trump, ha rottogli indugi e ha bombardato quella base siriana da dove sarebbe partito quel attacco con gas che ha causato più di 80 vittime, tra cui tanti bambini. Assad ha definito spropositata e folle la reazione americana, così come tutto il mondo reagisce in questo momento, in un mosaico difficile da ricomporre.

Gli Stati Uniti, su ordine del Presidente Trump, hanno sferrato l'attacco militare contro il regime di Damasco, ritenuto responsabile della strage di civili di 3 giorni fa, con l'uso di gas chimici letali.

Navi militari nel Mediterraneo hanno lanciato 59 missili, contro la base aerea siriana. Esattamente da qui, secondo l'intelligence americana, che martedì sarebbero decollati i Jet delle forze armate siriane carichi di armi chimiche letali. Nell'attacco americano, secondo l'Osservatorio siriano per i diritti umani, sarebbero morte 6 persone.

La prima azione militare ordinata del Presidente degli Stati Uniti è partita senza alcuna autorizzazione del congresso. Si è trattato di uno strappo, rispetto alla strategia del predecessore, Obama, descritto più volte come un guerriero riluttante. Ieri sera Trump, dalla sua residenza in Florida, ha accusato Bashar al Assad di aver lanciato un terribile attacco con armi chimiche contro civili innocenti, uccidendo uomini donne e bambini.

"Nessun bambino dovrebbe mai soffrire tale orrore", poi ha annunciato "dopo che la Siria ha ignorato gli avvertimenti del Consiglio di sicurezza dell'ONU, ho ordinato un raid mirato, contro la base da cui è partito l'attacco chimico. Il mondo", ha concluso Trump "si unisca agli USA per mettere fine al flagello del terrorismo".

Accusa a cui il Presidente dello Stato siriano Assad ha replicato poco fa: "il comportamento degli Stati Uniti è stato spericolato e irresponsabile.

Anche la Russia condanna l'azione militare americana e il Cremlino ha parlato di aggressione contro un alleato e uno Stato sovrano e di un piano pronto da tempo per colpire Assad.

Putin ha accusato Trump di aver usato il bombardamento chimico, sul quale peraltro sottolinea che non c'è stata ancora un'inchiesta indipendente, come scusa per rimettere piede in Siria. A rischio, dice la presidenza russa, è la tenuta della coalizione per abbattere "il Califfato" e combattere il terrorismo internazionale.

La Russia, inoltre per ritorsione, ha annunciato di aver sospeso l'accordo sul volo in Siria, paese sorvolato da aerei di Mosca e Washington che possono venire in contatto in qualsiasi momento ed innescare una vera crisi diplomatica. Tuttavia dietro la reazione del Cremlino si nascondono alcune inaspettate aperture. La prima è che non sono state mai interrotte le comunicazioni telefoniche tra Russia e USA sulla vicenda in Siria e che la Russia era a conoscenza dell'attacco degli americani.

La seconda è che sul terreno è accaduto un qualcosa di molto particolare: la Russia in Siria ha schierato due sistemi di missili terra-aria, gli S-400 e gli S-300, tra i più sofisticati al mondo capaci di colpire in volo i "Tomahawk" americani e pure hanno scelto di non usarli. E' evidente che esiste qualcosa che va oltre la reciproca condanna di facciata e bisogna capire se ieri notte abbiamo assistito ad un'azione punitiva isolata o l'inizio di una strategia per implementare un nuovo cambiamento di regime anche in altre zone calde del mondo come la Corea del Nord o l'Ucraina.