L'esonero di Stefano Pioli è arrivato ai più inaspettato ma, dando credito alle voci che circolano in questi giorni, è stato deciso direttamente dalla proprietà cinese, estremamente irritata dalle ultime sconcertanti prestazioni della squadra nerazzurra, ed è quasi certamente l'inizio della ennesima rivoluzione in casa della Beneamata.

Questa annata è stata davvero altalenante, dall'improvvido e tardivo licenziamento di Mancini, alla scelta di De Boer, prima confermato e poi esonerato, fino a giungere al cosiddetto “casting per l'allenatore” che partito per essere un sistema trasparente di scelta della conduzione tecnica, non è piaciuto a molti tifosi interisti e non.

La scelta è ricaduta su Pioli, un ottimo allenatore, una persona preparata e corretta, che all'inizio ha fatto benissimo. Finché il sogno Champions è rimasto vivo, sebbene molto difficile da raggiungere, ha mantenuto la squadra unita ed a tratti convincente anche nel gioco, aprendolo con Candreva e Perisic sulle ali e sulle fasce rendendo così ariosa la manovra e riuscendo ad innescare spesso il cecchino Icardi, in passato lasciato fin troppo solo in attacco.

Molti opinionisti sostengono che il gruppo si sia disunito dopo il pareggio 2-2 di Torino del 18 marzo, mentre molto probabilmente qualche crepa si era già intravista immediatamente dopo la sconfitta di Torino contro la Juventus dove, sebbene l'Inter si fosse ben comportata, specie nel primo tempo, aveva manifestato nel finale troppe reazioni scomposte e una certa fragilità di nervi che mal si adatta ad una grande squadra.

Effettivamente, quello che succede all'interno dello spogliatoio, tra le mura di Appiano Gentile non è dato a sapersi, lo possiamo solo immaginare, ma alcuni dati risultano certamente evidenti anche all'occhio meno attento. Con tutte le giustificazioni date dal cambio di Proprietà di una società tanto prestigiosa e seguita da milioni di tifosi, sembra evidente una carenza nell'organigramma della società stessa.

La mancanza di una figura come Oriali, indimenticabile protagonista fuori dal campo dell'Inter del Triplete, un collante vero tra squadra e società, di cui sarebbe imminente e gradito il ritorno e la lontananza del vero capo Mr. Zhang padre, il vero Leader, l'uomo che ha costruito l'impero Suning, l'unico che possa davvero far sentire chi comanda in società ha determinato un vero e proprio vuoto di potere in seno alla società nerazzurra.

Il figlio di Zhang sembra abbastanza risoluto, parla poco ma è molto chiaro nei concetti. E’ stata una bella scelta, estremamente distensiva, la sua presenza a Torino per Juventus – Inter di quest'anno, dove un dirigente dell'inter mancava dal famoso episodio Ronaldo-Iuliano del 1998, ma non può avere, anche per ragioni d'età, lo stesso carisma del padre. Mancano le figure fondamentali di riferimento, a cui i giocatori e tutto lo staff della società possano guardare e confrontarsi in caso di bisogno.

Dovrebbe arrivare Sabatini che alla Roma ha fatto bene ed ha spesso brillanti intuizioni di mercato, e se arrivasse davvero sarà quasi certamente anch'essa una scelta dello stesso Zhang padre che lo metterebbe come coordinatore tecnico del gruppo Suning.

Manca infine il senso di un progetto. Non per fare sempre paragoni, ma è giusto guardare a chi fa bene per migliorarsi ed adesso è la Juventus un riferimento in Italia, non solo per i risultati sportivi ma anche per il senso di organizzazione che riflette all'esterno.

A parte l'organigramma chiaro composto in primis da Agnelli, Marotta Paratici e Nedved, quando si presenta un problema, vedi il caso Bonucci, la società interviene e riporta il gruppo all'ordine, questo viene visto all'esterno della società, dal pubblico, dai tifosi, anche da quelli delle altre squadre, come un segno di grande forza e chiarezza nella gestione del Club. Anche la Juventus arrivava da due settimi posti consecutivi, ma poi è ripartita, ha costruito lo stadio ed il resto è storia recente.

L'Inter deve ripartire con chiarezza, e con figure di riferimento forti, la Società, tutta, in ogni sua componente, è parsa quasi sempre poco decisa, poco ferma nei confronti dei giocatori, a tratti quasi in balia degli eventi. Guardando al passato per fare scelte giuste nel presente, è interessante notare come la società nerazzurra abbia sempre ottenuto risultati prestigiosi quando alla conduzione della guida tecnica c'era un uomo forte, che sapesse farsi rispettare e seguire, pensiamo a Trapattoni o Mourinho o al primo Mancini.

Ripartire da Conte o da Simeone, investire tanto su di loro è forse obbligatorio, per non fare l'ennesima rivoluzione senza cambiare veramente le cose e ritrovarsi di nuovo a vivere l'ennesima stagione di transizione.