La questione "immigrazione" ha cessato di essere un fatto storico soggetto al ripetersi ciclico dei tempi ed è diventato strumento per accaparrarsi i consensi. Il fatto più grave è la speculazione Politica intorno a un tema che invece andrebbe solo risolto e risolto definitivamente. La ripartizione tra "immigrati politici" e "immigrati economici" è riduttiva, semplicista e opportunista. Non si ferma un'ondata di profughi che scappano dalla fame, dalla guerra e dalla morte certa in patria solo con la politica. Occorre fare di più.

Ma il problema è diventato globale, per questo a risolverlo devono intervenire tutti i soggetti coinvolti, l'Europa, in questo caso, e non solo l'Italia e pochi "eletti."

Bollettino di morte sul Mediterraneo dal 1 gennaio 2017

Dal 1° gennaio "il numero dei migranti morti per mare è di 43.245. I minori sono 5.500", come scrive Il Messaggero di oggi. Queste cifre dovrebbero bastare a chiarire l'impotenza e l'inadeguatezza italiana nella gestione del flusso migratorio. E poco importano le polemiche strumentali di Grillo, del Procuratore Zuccaro e compagnia intorno a collusioni delle Ong con i trafficanti del mare. Ogni responsabilità criminale viene punita in ogni paese democratico e eventuali fondamenti di tali accuse possono essere facilmente appurati e processati.

Il punto è un altro. Il punto è che, alimentando le polemiche su temi che in realtà temi veri non sono, si finisce per non pensare concretamente al problema reale. Gli immigrati, quelli "politici" devono essere accolti e la ricollocazione deve essere gestita secondo politiche unitarie e non casuali. Allo stesso modo, va collocato in un quadro politico istituzionale concordato la dimensione del richiedente-asilo nel periodo di permanenza in Italia.

Cosa che allo stato attuale non avviene e tante sono le polemiche sulle pessime condizioni dei rifugiati (strutture ricettive troppo piccole e inadeguate, mancanza di ogni forma di assistenza e stato indecoroso e disumano in cui vivono gli immigrati nei centri di identificazione). Sicuramente l'Italia è sola in questo dramma e ha fatto molto per rispondere al problema.

Molto spesso però cade nella logica della "responsabilità dell'Europa, che non fa niente" e perde lucidità nella gestione del problema.

Decreto Minniti-Orlando

Il 12 aprile 2017 il decreto Minniti-Orlando, approvato dal governo a febbraio, è stato confermato anche in Senato. Tale decreto, criticato per la sua rigidità, ha l'intento di semplificare le espulsioni dei migranti irregolari dal suolo italiano e di gestire più velocemente le richieste di asilo. La misura principale del decreto è la sostituzione dei "Centri di identificazione ed espulsione"- i "CIE" - con i nuovi "Centri di permanenza per il rimpatrio", i CPR. In pratica, si prevede la costituzione di 18 centri più piccoli (con circa 100 posti ciascuno) per un totale di 1600 posti complessivi. Centri da edificare in tutta Italia in zone lontane dai centri urbani e vicino agli aeroporti, per agevolare il ricollocamento.