In questi giorni fa molto discutere le divergenze fra la catalogna e Madrid, le cui origini risalgono dalla Storia, in cui la parte nord-est della regione iberica si è sempre dichiarata diversa rispetto al resto del Paese, sia per cultura sia per lingua. Cosa cambierebbe se ottenesse l’indipendenza? L’idea è di mettere di nuovo dei confini vigilati da dogane e polizia su tutti i fronti? O è semplicemente per fare ciò che vogliono “in casa loro”, come un capriccio, senza ricevere ordini dalla “mamma” Madrid? Potremmo affrontare l’argomento seguendo le vicissitudini da vicino, oppure soffermarci un attimo a pensare a cosa succederebbe se accadesse lo stesso in Italia.

Cosa succederebbe se l’Italia fosse suddivisa in piccoli stati federali?

Più di un politico ha sempre avanzato l’idea di rendere ognuno “padrone della propria zona”, cioè l’idea di una federazione. Che la cosa rimanga per motivi personali o per vero interesse sociale, rimane con un velo trasparente di mistero, ma supponiamo che la cosa prenda davvero posizione: cadremmo nel caos, convinti che ognuno risponda solo di sé, oppure saremmo semplici soldatini del governante di turno? Analizziamo bene l’idea di federazione: in America gli Stati Uniti funzionano perché da sempre ha avuto etnie diverse in varie zone del Paese, a causa del colonialismo, quindi hanno deciso, nel momento dell’Indipendenza, che ogni zona si sarebbe governata da sola ma accettando un capo “supremo” e seguendo le sue direttive generali.

Per questo si sono definiti Stati, e non Regioni. In Italia succederebbe diversamente?

Le nostre regioni sono in verità perse nel loro oblio di incertezze e attese infinite con lo Stato per qualsiasi questione importante (basti vedere i tempi del sistema giudiziario e dei suoi risultati scarsi. Se fossero autogestite ognuno “a casa propria” saprebbe i problemi da risolvere, le urgenze e le lacune da emarginare e sfruttando le sue forze riuscirebbe a risollevarsi, in modo tale che avremmo un’Italia omogeneamente ricca di lavori, senza discriminazioni classiche come “al Sud c’è delinquenza” e “al Nord sono snob”.

Ognuno riconosce i propri pregi e difetti. Il lato negativo starebbe nei casi in cui le risorse di una regione sono scarse e sarebbe costretta a chiederne “in prestito” ad altre. Non solo, i trasferimenti lavorativi o di trasporti varierebbero in base alle zone, ma se lo Stato, adesso un po’ più “libero” da ogni singolo problema regionale poiché autorisolto, decidesse un piano generale da seguire, la questione sarebbe in parte contenuta.

Per fare tutto ciò, si dovrebbe eliminare il marcio delle strutture pubbliche e amministrative e inserire solo chi è davvero fedele al progetto, tramite sempre elezioni e referendum; tuttavia resterebbe una vaga utopia perché, dicendoci la verità, l’Italia è diventata pigra nel cercare di sollevarsi dalla sua comoda poltrona. Se invece, fra molti anni, l’idea di una federazione italiana si reggesse davvero sulle sue gambe, ognuno di noi sarebbe finalmente fiero di viaggiare dicendo di essere toscano, lombardo, emiliano, eccetera, ma soprattutto orgoglioso di essere Italiano.