Arriva puntuale come una finanziaria la nuova commedia di Carlo Verdone "Benedetta follia" produzione Filmauro di Luigi ed Aurelio De Laurentiis. La coppia dei protagonisti è quanto di più distante possa esserci: il sommo Carlo Verdone - in gran forma - interpreta Guglielmo, un commerciante di materiale e paramenti sacri ed artistici in una Roma papalina. Nella serata dei suoi venticinque anni di matrimonio la moglie Lidia (Lucrezia Lante della Rovere) lo scarica per una sua ex commessa dichiarandoglisi omosessuale. Guglielmo è costretto a rimettersi in gioco.

L'aiuta in quest'impresa da crisi di mezz'età l'improbabile nuova commessa, la coatta Luna (Ilenia Pastorelli, resa celebre dal film Lo chiamavano Jeeg Robot, per la cui interpretazione ha vinto un David di Donatello). Questo strano connubio artistico-lavorativo funziona incredibilmente: perché Verdone è in gran spolvero con la sua arte mimica e la Pastorelli lo accompagna con personalità, non accusandone il fascino del trentennale mestiere. Ne viene fuori una commedia con le giuste gag e le risate grasse, ma anche uno spaccato per riflettere sull'attuale trasformazione antropologica che tutti stiamo subendo senza requie.

Viviamo la società della separazione e della solitudine e commedie come questa registrano questo stato di cose tra profili facebook improbabili e refresh di mise e di caratteri.

E mentre Luna accompagna Guglielmo nel mondo vacuo della libertà digitale, Guglielmo le fa un po' da padre: ciò che non ha mai avuto. Oscar della sequenza alla scena della telefonata che Verdone riceve dal cardinale attraverso uno smartphone posto nell'organo genitale di una sua amica mentre si trova nel bagno delle signore di un ristorante.

Una scena esilarante e che riscatta con ironia tanti anni di sottomissione sessuale alla Chiesa cattolica e ci consente di ridere sul taboo sesso. Sì, forse commedie del tipo "Come un gatto in tangenziale" con la coppia Albanese-Cortellesi hanno più ritmo e sostanza, ma "Benedetta follia" ha un suo perché. Coglie infatti una richiesta di impossibile nuova primavera che coglie una certa parte di noi, orfana di empatia.

E dà anche una soluzione al problema scomodando addirittura il grande Bardo, William Shakespeare: "Folle chi parla alla luna, ma stolto chi non le dà ascolto". Una soluzione in linea con opere di più grande respiro come l'ultimo Woody Allen della "Ruota delle meraviglie".