Al suo approdo in bianconero, Mario Mandzukic non ha goduto di un grande sostegno da parte dei tifosi, volenterosi di un nome più altisonante, e spesso il suo posto da titolare è stato messo in discussione a causa dell'enorme potenziale dell'attacco bianconero.

L’attaccante croato ha puntualmente risposto sul campo, ogni volta, perché le critiche l’hanno incoraggiato a fare sempre meglio e non sono un caso le fasciature ai polsi, la massima di Nietzsche tatuata sulla schiena “Ciò che non mi uccide, mi fortifica”. Mario Mandzukic ha sempre vestito i panni del combattente e non li ha mai tolti.

Ancora oggi è sempre li, su quel campo, a far ricredere chi lo sottovaluta soltanto perché non è un tipo da prima pagina sui giornali, recitando un ruolo da protagnosta nonostante sia il “nuovo Benzema” di Cristiano Ronaldo. I detrattori lo avranno potuto notare anche durante Juventus – Napoli, perché segnando due gol il numero 17 ha dato ancora un apporto determinante nei momenti di difficoltà, pur non venendo incensato dai giornali.

Un potenziale non del tutto espresso, per causa propria

Spirito di sacrificio e leadership silenziosa. Probabilmente sono queste le qualità che meglio esprimono la persona, più che il calciatore di Mario Mandzukic, uno che il proprio nome l'ha visto eclissato troppe volte da quello dei suoi compagni di squadra.

La convivenza con Dzeko e la relegazione sull'esterno nel 4-3-3 del Wolfsburg, l'alternanza con Muller ai tempi di Guardiola al Bayern, che mai ha amato schierare una vera e propria prima punta per poter esprimere il suo amato tiki taka, la non facile coesistenza con Torres e Griezmann nel tandem d'attacco del Cholo e infine l'abbondanza del reparto offensivo della Juventus hanno limitato a più riprese la carriera dell'attaccante croato, che mai ha anteposto la sua fama al bene della squadra e che nonostante tutto è sempre li, tra i maggiori protagonisti del calcio Europeo.

Un solo credo: lottare

Nato attaccante, negli anni ha ricoperto il ruolo di esterno, di trequartista spesso sacrificando la propria vena realizzativa in luogo di una maggior apporto in fase difensiva. E pensare che Magath, ai tempi del Wolfsburg lo multò perché non tornava ad aiutare la squadra. Certamente quella punizione lo educò, forse anche troppo dati i risultati odierni ma l'importante è "lottare per ricevere l'attenzione dell'allenatore", anche al costo di snaturarsi, di ridimensionare la propria vena realizzativa.

I gol di Mario, seppur diminuiti nel tempo a causa della maggior lontananza dalla porta, si verificano tuttavia come una sentenza nei momenti più necessari e la gara con il Napoli è l’esempio più vicino a noi, ma non l'unico. Il Mondiale di Russia, giocatosi quest’anno, è un'ulteriore dimostrazione dell’indispensabile apporto di Mandzukic alla squadra. Autore dei gol decisivi contro Danimarca e Inghilterra, ha contribuito enormemente al raggiungimento della finale da parte della nazionale croata, pur divenendo croce e delizia nella finale persa con la Francia. L’autogol che ha spianato la strada ai Blues non ha intaccato per nulla le grandi prestazioni messe in campo da quell’attaccante che ancora una volta è passato inosservato.