Oggi, giovedì 22 agosto, il capo dello stato Sergio Mattarella proseguirà le consultazioni in seguito alla crisi di governo avvenuta il 20 agosto con l' "unica, obbligata, trasparente, coerente e lineare" soluzione: le dimissioni del primo ministro Conte. Proviamo a porre un po' d'ordine sulle cause di questa crisi di governo ferragostana unica nel suo genere.

La linea temporale della rottura

7 agosto: Salvini confida al premier italiano di voler porre la parola fine al Governo del cambiamento. 8 agosto: Matteo Salvini conferma nuovamente la sua determinazione al primo ministro Giuseppe Conte per tornare nuovamente alle urne.

9 agosto: la Lega presenta al Senato la mozione di sfiducia a Giuseppe Conte. 20 agosto: la Lega, nel bel mezzo del dibattito in Senato, presenta il ritiro alla mozione di sfiducia a Giuseppe Conte presentata in senato lo scorso 9 agosto ma mai calendarizzata. Pesantissima la replica del primo ministro: "se non ha il coraggio di prendersi la responsabilità dell’apertura della crisi allora lo faccio io”.

Appare evidente in questa breve e sintetica sequenza temporale un improvviso, repentino ed ingiustificato cambio di rotta da parte del leader leghista, dapprima convinto e certo delle sue azioni e conseguenze, in seguito vittima di un cambio di rotta a dir poco sorprendente che coglie tutti di sorpresa.

Coerenza e linearità

"Rifarei tutto quello che ho fatto" espone Matteo Salvini di fronte alla camera del Senato carico di orgoglio e amor proprio; il dubbio amletico che si fa strada nella mente di molti consiste nel comprendere se si tratta della strategia studiata e meticolosa di un leader politico che ha portato il proprio partito al governo o se sia solo la follia di un'estate troppo calda...

poi però, pochi minuti dopo, viene riferito da un'agenzia che la Lega ha ritirato la mozione di sfiducia. Di fronte a dichiarazioni tanto decise ed imperanti ed atti tanto volatili e nevrotici è difficile comprendere la strategia del leader leghista. La figura del brillante stratega va scemando e prende piede la figura del capitano folle che cerca goffamente di convincere i passeggeri a non abbandonare la nave di fronte ad una bravata.

Secondo le dichiarazioni del partito del Carroccio il ritiro della mozione di sfiducia avviene in un atto di "coerenza". Tuttavia il primo ministro Conte non riesce a comprendere la "linearità" della faccenda e rassegna il mandato nelle mani del capo dello stato, accusando tatticismi e mancanza di coraggio da parte del partito leghista.

Le ultime parole del non più primo ministro

"Se amiamo le istituzioni ed i cittadini non possiamo affidarci ad espedienti, tatticismi, giravolte verbali che io faccio fatica a comprendere. Scusatemi, ma io sono molto lineare, apprezzo la coerenza logica, apprezzo la linearità d'azione. Se c’è mancanza di coraggio, non vi preoccupate, me l’assumo io davanti al paese che ci guarda" di fronte a queste parole l'avvocato e professore viene interrotto da un forte applauso da parte del parlamento ormai divenuto platea attenta e ossequiosa; "Prendo atto che il leader della Lega, che ha stentato nella leale collaborazione, manca nel coraggio di assumersi la responsabilità dei suoi comportamenti" queste le ultime parole del non più primo ministro Giuseppe Conte, che conclude: "Io ritengo che questa sia la conclusione. L'unica, obbligata, trasparente, coerente e lineare."