Il 18 gennaio prossimo si celebra il terzo anniversario dalla tragedia di Rigopiano, in cui hanno perso la vita 29 persone. A Farindola, il comune in provincia di Pescara vicino all'hotel distrutto dalla valanga, è pronto un evento. Si comincerà con una preghiera sul luogo della valanga, dove oggi campeggia ancora il totem con il nome dell'hotel. Alle 11:00 una fiaccolata fino a Farindola, nella chiesa di San Nicola di Bari, con il parroco don Luca Di Domizio e l'arcivescovo Tommaso Valentinetti. Nel pomeriggio, alle ore 15:00, presso il Palasport di Penne è previsto l'evento conclusivo, una commemorazione delle vittime con la conduzione di Pino Insegno e Marco Perrotta.

I due attori avevano preso l'impegno di non dimenticare la tragedia di Rigopiano e l'hanno mantenuto, continuando a ricordarla con alcuni eventi, tra i quali il concerto di beneficenza della scorsa estate, per raccogliere i fondi necessari a costruire il "giardino della memoria". I due artisti hanno offerto gratuitamente la propria performance in quell'occasione, e con loro anche tutti i tecnici impegnati nello spettacolo.

Le commemorazioni non basteranno a placare il dolore

Nonostante siano passati già tre anni, chi ha seguito con trepidazione gli eventi di quel 18 gennaio 2017, non riuscirà certo a placare il dolore sordo che continua a martellare il cuore. Le troppe domande rimaste senza risposta, la giustizia lenta che tarda a rispondere o risponde in modo diverso da quello che ci si aspetterebbe.

Il 29 novembre scorso sono state archiviate 22 posizioni nel processo secondario per disastro colposo e omicidio plurimo colposo. Ce ne sono ancora 25 indagate, ma l'udienza è stata rinviata al 31 gennaio prossimo. L'altro processo per frode e depistaggio va ancora avanti, con il Ministero della Giustizia dichiaratosi parte civile.

Ma neanche la giustizia più giusta e veloce riuscirebbe a calmare gli animi. I parenti delle vittime soffrono oggi, come allora, la mancanza dei padri, delle madri, delle sorelle, dei fratelli, dei figli, degli amici, dei colleghi, delle mogli e dei mariti, dei fidanzati e le fidanzate. Nessuna commemorazione purtroppo riporterà in vita quelle 29 persone, quei 29 volti che gli abruzzesi hanno imparato a conoscere, se non li conoscevano prima, resteranno per sempre nei cuori di tutti.

Potevano essere salvati? C'era qualcosa che si poteva fare e che non è stato fatto? Perché le cose devono sempre partire in ritardo in questo paese? L'unica cosa sicura è che ognuno può contare solo sulla convinzione che esistano persone oneste, persone corrette, persone che si prendono cura dei cittadini che hanno bisogno del loro lavoro. Fra le tante domande rimaste senza risposta, in questa sede se ne ricorda soltanto una, simbolo di tutte le altre, quella della turbina mancante.

La turbina che poteva salvare 29 persone era a venti chilometri

Come si sa, nessuno aveva richiesto l'evacuazione dell'hotel, perché l'allerta valanghe non era arrivato sulla scrivania del sindaco di Farindola. Ma quel mercoledì mattina, alle 11:30, dopo la prima scossa di terremoto il Presidente della Provincia di Pescara, Antonio Di Marco, aveva cominciato a cercare una turbina.

Gli spazzaneve non andavano più bene con tre metri di neve sulla strada che andava all'hotel. Non sapendo dove trovarla, aveva chiamato il Governatore della Regione Abruzzo. In dotazione alla Provincia ce n'erano due, una era rotta, l'altra non si sapeva dove fosse. Di Marco ha insistito, chiamando il Presidente del Consiglio Provinciale, la Protezione Civile, la Prefettura di Pescara, fino alle 13:30. Nel tardo pomeriggio dalla Regione arrivava una vaga promessa che entro dodici ore sarebbero arrivate delle turbine. Sulla statale 81, tra Guardiagrele e Penne, a circa venti chilometri dall'hotel, stava operando la turbina "Fresia" di proprietà dell'Anas, una delle più potenti a disposizione, utilizzata in quelle ore dalla Prefettura di Pescara. Quando sarà finalmente spostata in direzione di Farindola saranno ormai le 20:00. Dell'hotel Rigopiano ormai, erano rimaste soltanto le macerie.