L'agricoltura ha radici antichissime ed alcuni studi ne collocano la nascita 21.000 anni fa. Anche la cultura sacra pone al centro l'agricoltura tanto che, nella Genesi, Caino e Abele sono rispettivamente un agricoltore ed un pastore.

La rivoluzione industriale ha poi modificato radicalmente la storia, portando una sempre maggior fetta di popolazione ad abbandonare le campagne a favore della modernità e delle nuove modalità di lavoro vedendo in esse una prospettiva di miglioramento personale e delle successive generazioni. Al settore industriale si è affiancato poi un incremento dei servizi alle persone e il fiorire di attività volte al benessere della gente.

Una nuova concezione di agricoltura

Che fine ha fatto l'agricoltura? L'agricoltura è evoluta anche essa e si è adattata alla rivoluzione industriale, potenziando le macchine impiegate nel lavoro ed intensificando la produzione per venire incontro al sempre maggior numero di richieste. In altre parole anche l'agricoltura si è piegata alle leggi di mercato della società capitalista dominante.

Si inizia però a percepire un'aria di cambiamento: i telegiornali raccontano sempre più spesso la nascita di piccole realtà agricole dislocate in tutto il territorio italiano, affiancate anche da grandi realtà imprenditoriali italiane. Ai giovani imprenditori viene riconosciuta e la loro capacità di rinnovarsi e di essere una voce fuori dal coro ed ognuno di loro porta una storia personale che commuove, fa riflettere e fa dire all'ascoltatore: "Anche io vorrei avere il coraggio di questo ragazzo".

L'ostinata replica delle pratiche agricole degli anni passati

Probabilmente in alcuni casi c'è più una sorta di nostalgia e forzata voglia di ricercare quello che ora non c'è più. Ma ha senso ripercorrere esattamente quello che si faceva 50 anni fa in questo periodo?

A questa domanda è difficile da rispondere, ma vale la pensa soffermarsi su questa risposta: No.

L'agricoltura nel 2020 non può replicare le pratiche del passato. E questo vale innanzitutto rispetto ai cambiamenti climatici. Se è vero che il clima sta cambiando, a maggior ragione si dovrà cominciare a ragionare in modo differente: i periodi ed i metodi di coltivazione vanno rivisti. Se ogni anno assistiamo a premature fioriture, ad eventi straordinari simili a piccole tempeste tropicali vuol dire che continuando ostinatamente a percorrere la stessa strada porterà solo ad un'ennesima conta dei danni.

Le nuove tecnologie in aiuto dell'evoluzione dell'agricoltura

Un tema emergente, ma non ancora approfondito e messo in pratica riguarda l'applicazione della tecnologia a supporto dell'agricoltura. Non fraintendiamo: la tecnologia deve essere solamente il mezzo abilitante e non sostituirsi all'intelligenza e capacità dell'uomo che la utilizza.

I Big Data e l'immensa mole di dati rilevati da centraline meteorologiche devono guidare la corretta periodicità delle attività lavorative: semina, potatura, raccolta. I semi ed i terreni di oggi possono rispondere diversamente agli stimoli di un clima in cambiamento ed anche dal punto biologico le risposte della natura oggi sono differenti da quelle del passato.

Per questo l'IOT - Internet delle cose - deve fornire dei dati puntuali e precisi che guidino alla corretta fertilizzazione e al miglioramento del processo produttivo senza alterare la natura delle piantagioni stesse.

Speranza di una nuova rivoluzione agricola

Servirà quindi una nuova classe imprenditoriale che sappia individuare una serie di giovani talenti, amanti della tecnologia ma non schiavi della tecnologia. Giovani che amino ricordare il loro passato e le loro radici, ma che siano ben saldi nel presente e aperti ad operare un cambiamento radicale in una dei più antichi mestieri dell'umanità.

L'auspicio che questo sia l'inizio della rivoluzione agricola. Ne ha bisogno la natura e ne ha bisogno l'uomo per ricostruire il contatto primordiale perduto da oramai troppo tempo.