Sono essenzialmente 4 i motivi per cui l’ipotesi elezioni anticipate, una delle opzioni possibili per uscire dallo stallo originatosi dopo la mossa di Renzi, è stata fin da subito scartata dai commentatori politici e dalle stesse parti in causa, tra cui, in primis, il segretario dem Nicola Zingaretti, che ha giudicato questa prospettiva addirittura un ‘rischio’ da dover scongiurare a tutti i costi. Contestualmente, anche Andrea Marcucci, capogruppo Pd al Senato, ha esortato a ‘evitare come la peste’ il ritorno alle urne, “non per meri calcoli elettorali”, bensì per il bene stesso dell’Italia e degli italiani.
Cosa succederebbe se oggi si andasse a nuove elezioni?
Al di là delle argomentazioni illustrate dagli esponenti Pd, i principali alleati del Movimento 5 Stelle nel sostegno all’ormai ‘vecchio’ governo Conte, c’è da evidenziare un’altra delle possibili ragioni per cui le elezioni rappresenterebbero un ‘pericolo’ dal loro punto di vista. Ammesso e non concesso che si vada al voto nel breve periodo, a uscirne vincitrice sarebbe con ogni probabilità la coalizione di centrodestra, data per favorita da tutti i sondaggi anche in comparazione con il maxi-quadripartito Pd-M5S-Leu-Iv. Nel sondaggio realizzato da Alessandra Ghisleri di Euromedia Research per Porta a Porta, Lega, FI e FdI distaccano l’attuale area di governo 48 contro 36,8 punti percentuali.
Alla luce dei dati, dunque, il motivo di tanta preoccupazione è presto detto.
Elezioni sconvenienti dalla prospettiva dei parlamentari
Ma i sondaggi sfavorevoli non sono gli unici elementi a giocare un ruolo essenziale nella definizione del futuro scenario politico. A tal proposito, rimangono da considerare altri due principi di convenienza che le forze in carica devono aver valutato nell’operare le loro scelte.
In primo luogo, ricordiamo che è da poco entrata in vigore la legge costituzionale n. 1/2020 in materia di riduzione del numero dei parlamentari che, di fatto, in caso di nuove elezioni, potrebbe far perdere a più di qualcuno la poltrona a Montecitorio. Ancora, se gli eletti di questa legislatura non resteranno in carica almeno 4 anni e 6 mesi, non avranno diritto al vitalizio, la pensione spettante agli onorevoli che abbiano maturato il suddetto requisito strettamente connesso all’anzianità di permanenza nelle loro funzioni elettive.
La pandemia rende improbabile l’ipotesi elezioni
Se l’on. Marcucci faceva riferimento alla peste, fa un po’ sorridere che l’ultima variabile in ballo sia proprio quella riguardante la pandemia. In caso di elezioni anticipate, infatti, si andrebbe incontro a un aumento dei contagi da Covid-19 pressoché inevitabile, come peraltro già testimoniato dagli esempi di Francia, Portogallo, Stati Uniti e degli altri paesi in cui le elezioni e gli eventi legati alla campagna elettorale hanno portato a un’importante crescita della curva epidemiologica.