Dopo le voci secondo cui McKinsey avrebbe partecipato alla stesura del Recovery Plan italiano per volere del governo Draghi, Il Mef, in una nota, ha smentito (in parte) il coinvolgimento della società statunitense, sottilineando come, al pari di altre società "che regolarmente supportano l’Amministrazione nell’ambito di contratti attivi da tempo e su diversi progetti in corso, non è coinvolta nella definizione dei progetti del Pnrr. Gli aspetti decisionali, di valutazione e definizione dei diversi progetti di investimento e di riforma inseriti nel Recovery Plan italiano restano unicamente in mano alle pubbliche amministrazioni coinvolte e competenti per materia".

Supporto "tecnico-operativo", specifica la nota e non un coinvolgimento diretto come si era ipotizzato in prima battuta.

La coerenza sul Recovery Plan

Sicuramente se McKinsey davvero avrà una parte nella stesura del Recovery Plan, il fatto di non aver avvertito il Parlamento del coinvolgimento della società americana, potrebbe creare grattacapi al governo. Soprattutto dopo che è caduto un esecutivo perché accusato di scarsa cooperazione proprio sul Recovery Plan.

Ma al di là della questione prettamente legata al coinvolgimento dei partiti di maggioranza nella scelta, la società di consulensa presenta diverse criticità evidenziate anche da numerosi media americani.

Chi è la società di consulenza americana McKinsey

McKinsey, si legge sul loro sito, è una società di consulenza e partner di alcune tra le compagnie private e istituzioni pubbliche più influenti al mondo. In pratica, si tratta di una società di consulenza strategica: analizzano determinate situazioni che vengono a loro presentate e offrono un ventaglio di soluzioni al committente.

Per spendere al meglio dei soldi, ad esempio.

Tuttavia, come sempre, le critiche non mancano. Nel 1997 i giornalisti James O'Shea e Charles Madigan hanno inserito McKinsey tra le compagnie descritte nel loro libro Dangerous Company: The Consulting Powerhouses and the Businesses They Save and Ruin.

Nel libro, si leggono diverse critiche alla società, tra le quali la scarsa trasparenza sul tasso di successo, sulla redditività, i nomi dei clienti, persino i prezzi che vengono richiesti.

Tra le maggiori critiche mosse a McKinsey c'è quella di non avere la giusta lungimiranza: come nel 1983, quando la società consigliò alla texana AT&T di non investire nei telefoni cellulari perché sarebbero stati un mercato di nicchia.

Più recentemente ProPublica - organizzazione senza scopo di lucro statunitense vincitrice di un Pulitzer nel 2010 - ha creato una sezione per raccogliere indiscrezioni su possibili scelte non etiche prese dalla società quando interpellata per le sue consulenze.

Tra i suoi clienti noti, compare anche la Enron, compagnia protagonista dell'omonimo scandalo, e Tony Blair, che - secondo quanto riferito da diversi media statunitensi - sembra "ascoltasse più i consulenti McKinsey" dei propri ministri.

Perchè McKinsey potrebbe rappresentare un problema

Il fatto che una società di consulenza venga assoldata per lavorare su alcuni progetti è una pratica comune alle grandi aziende così come ai governi. Tuttavia, il vero problema dell'assoldare McKinsey si anniderebbe in quella che - secondo diversi articoli apparsi sui principali media a stelle e strisce - viene definita una "scarsa capacità di pensare fuori dagli schemi". McKinsey viene descritta dai suoi detrattori come poco capace di innovare veramente e di considerare la fattività delle loro raccomandazioni. Altri sottolineano come il caso AT&T dimostri una scarsa capacità di vedere lontano nel tempo.

Per non parlare del fatto che solo nel mese di febbraio 2021, McKinsey ha accettato di patteggiare il pagamento di 573.9 milioni di dollari americani nel processo riguardante il suo ruolo nell'aiutare le case farmaceutiche ad espandere le vendite di oppioidi (farmaci che creano altissima dipendenza).

Tutto ciò, ovviamente, aggirando le restrizioni della Food and Drug Administration (l'agenzia di controllo sui farmaci statunitense). McKinsey avrebbe dunque patteggiato e pagato la somma, senza tuttavia ammettere alcun coinvolgimento.

McKinsey e il regime saudita

Nel 2018, il NewYork Times ha pubblicato una storia riguardante le misure di austerità applicate nel 2015 in Arabia Saudita. McKinsey, al tempo, verificò la risposta dell'opinione pubblica sui social alle politiche di austerità. Il report di nove pagine che la società produsse, affermava che le misure erano state considerate dai social media come negative. Il report di McKinsey evidenziava anche che tre persone stavano portando avanti la conversazione su Twitter a riguardo.

Lo scrittore Khalid al-Alkami, un giovane dissidente del regime residente in Canada, chiamato Abdulaziz, e un account anonimo chiamato solo Ahmad.

A seguito dell'uscita del report di McKinsey, lo scrittore al-Alkami è stato arrestato, secondo l'organizzazione per i diritti umani ALQST. Abdulaziz ha dichiarato che due dei suoi fratelli erano stati imprigionati dal regime saudita e che il suo cellulare era stato hackerato. L'account Ahmad è stato invece oscurato del tutto.

McKinsey si è difesa dicendo che il report doveva essere solo ad uso interno e che non sarebbe mai dovuto arrivare a nessuna entità governativa, senza aggiungere altro.