L'Eurovision festival, che ha visto trionfare i Maneskin e l'Italia nella seguitissima finale di sabato scorso, si è concluso con polemiche al limite dell'assurdo, su un presunto uso di cocaina, in diretta mondiale, da parte del cantante Damiano David. Illazioni presentate da alcuni organi di stampa Francesi, per la cui fondatezza si presume si finirà a battagliare in un aula di tribunale, per diffamazione. Ha invece avuto poca risonanza, e avrebbe meritato una riflessione un po' più approfondita, il fatto che l'Ungheria abbia rifiutato di trasmettere l'Eurovision sulla tv di stato senza addurre reali motivazioni.

In un comunicato rilasciato dall'emittente nazionale MTVA si legge come la nazione avrebbe preferito promuovere i talenti locali.

Rifiutò invece la partecipazione nel 2020 - quando la kermesse non si tenne causa pandemia - perché, secondo quanto riportato dal Guardian che cita una fonte interna alla stessa MTVA, il festival sarebbe stato per i gusti del governo conservatore magiaro: "Troppo gay".

Premesso che non tutti i Paesi Europei scelgono di partecipare all'Eurovision song contest (c'è chi ne contesta il regolamento, chi non lo ritiene importante e così via), sono le motivazioni addotte nel 2020 che dovrebbero far tremare i polsi ad un'Europa che si propone inclusiva e baluardo dei diritti fondamentali della persona.

Secondo quanto si leggeva nell'articolo del quotidiano britannico, l'organo unico dei media di Stato in Ungheria avrebbe rivelato che il festival non è in linea con la Politica dei vertici ungheresi, in quanto troppo sbilanciato nel supportare i diritti LGBTQ: una motivazione omofoba che stona nel panorama Europeo e che diventa indicativa per comprendere altre scelte che il Paese, guidato da Orban, ha compiuto su risoluzioni importanti, decisamente più importanti di un festival, che hanno pregiudicato l'efficacia dell'azione politica Europea a livello internazionale.

Gli alleati Italiani di Orban sono Lega e Fratelli d'Italia

Matteo Salvini, solitamente molto attivo sui social e pronto a celebrare i successi Italiani nelle competizioni internazionali, questa volta non ha espresso nessun parere sull'Eurovision e sulla vittoria dell'Italia, quando invece tutta la politica si è affrettata a festeggiare i quattro ragazzi dei Maneskin, in primis Giuseppe Conte, con un post che ha fatto numeri da capogiro.

A seguire Palazzo Chigi, Matteo Renzi ed Enrico Letta hanno voluto esprimere il loro supporto. Tutti, tranne il blocco sovranista. Mentre non era scontato un tweet di Giorgia Meloni (che solitamente si espone meno su temi mondani), stupisce il silenzio di Matteo Salvini, ma a questo punto non più di tanto, perché certamente sarebbe stato in controtendenza rispetto al suo alleato Europeo.

Sono note le posizioni di Salvini e del centrodestra sui temi LGBTQ, con posizioni estreme, come quelle di Simone Pillon, totalmente il linea con il Governo Ungherese, che si sono distinte nella contestazione e nell'ostruzionismo al DDL ZAN, la legge che si propone di aggravare i reati d'odio commessi contro le minoranze LGBTQ e contro i disabili (estendendo la valenza della Legge Mancino che inaspriva le pene per i reati a sfondo razziale e religioso): legge che esiste in tutto il mondo e che porterebbe l'Italia ad un livello superiore di civiltà e inclusione.

Immaginiamoci quindi se al Governo dovessimo avere una maggioranza a trazione sovranista: non sarebbe affatto scontato dover lottare per poter partecipare ad evento come Eurovision, possibilità che attualmente tutti diamo per scontata, e non ci sogneremmo mai di dover aspettare il parere del Governo per uno spettaolo che coinvolge tutta l'Europa.

Tuttavia si può ritenere che tutto ciò non sia così importante e che non dovremmo considerare degna di nota la scelta discutibile di un Paese come L'Ungheria, alleato di un partito che continua ad avere la maggioranza in Italia, perché tutto sommato sempre di canzonette si tratta.

"Fino a qui tutto bene" diceva il protagonista del film "L'Odio", mentre precipitava da un palazzo, prima di schiantarsi al suolo.

I problemi arrivano quando invece le scelte coinvolgono tutti e sono di grande impatto sulla politica Europea: è qui che l'Ungheria si è distinta per le sue posizioni del tutto in controtendenza, per usare un eufemismo.

L'Ungheria blocca la risoluzione Europea sul cessate il fuoco nel conflitto Israelo-Palestinese

Nel momento in cui l'Europa avrebbe dovuto essere unita per dimostrare la propria forza nello stabilire ideali di pace e convivenza pacifica, è l'unico voto contrario dell'Ungheria a minarne la credibilità. Certamente il trattato non portava con sé elementi così dirimenti per i negoziati fra Israele e Palestina, ma inevitabilmente questo strappo toglierà la possibilità all'UE di essere una leva importante per il processo di pace.

L'Ungheria è considerato un fedele alleato di Israele e abbiamo visto, anche in Italia, come le posizioni dei partiti alleati di Orban, Lega e Fratelli d'Italia, abbiano dimostrato una vicinanza esclusiva a Bibi Netanyahu, escludendo l'argomento "due popoli, due Stati".

Dobbiamo quindi interrogarci su quanto le posizioni estremiste della destra sovranistra possano essere un problema anche nel nostro Paese e se davvero dobbiamo continuare a considerarle soltanto parte del dibattito politico, invece di interrogarci del loro peso sui diritti civili, le libertà personali e i diritti umani in generale.

NOTA DI CORREZIONE 24/05/2021: Questo articolo è stato modificato perché in una precedente versione non era stato correttamente spiegato che il pezzo del Guardian era inerente al festival del 2020 mentre quest'anno l'Ungheria ha deciso di non trasmettere la kermesse.