Nuova puntata del caso Ligresti-Cancellieri: il Guardasigilli ha affrontato il giudizio della Camera assistendo alla bocciatura della mozione di sfiducia individuale presentata a suo carico dal M5S.

Anna Maria Cancellieri e il caso Ligresti

Il Ministro della Giustizia è finito sul banco degli imputati per aver agevolato (questa l’accusa) la scarcerazione di Giulia Ligresti, finita in galera a causa della vicenda Fonsai. Arrestata a luglio, la Ligresti è stata scarcerata a settembre in seguito ad un fitto giro di telefonate che ha coinvolto il Guardasigilli, il marito del Ministro, Sebastiano Peluso, e Antonio Ligresti, preoccupato per la sorte della nipote.



La scorsa settimana sono stati resi noti i tabulati delle conversazioni fatte e ricevute dal Ministro della Giustizia, e da una prima analisi è emerso che la Cancellieri avrebbe detto il falso; in base alla testimonianza fornita al Parlamento e ai Pm infatti, sarebbe stato Antonio Ligresti (vecchio amico di famiglia) a telefonare, ma i tabulati hanno in realtà dimostrato che non fu Ligresti a telefonare al Ministro, bensì il contrario. Le oltre nove telefonate susseguitisi nel giro di 10 giorni hanno fatto cadere la tesi della solidarietà ad un vecchio amico in difficoltà; la vicenda ha così innescato la reazione del M5S, che ha presentato una mozione di sfiducia contro Anna Maria Cancellieri.

La Camera respinge la mozione di sfiducia presentata contro Anna Maria Cancellieri

Prima del voto, Anna Maria Cancellieri ha ribadito al Parlamento di non aver mai mentito né di aver prestato falsa testimonianza; dopo di che, si è passati alla votazione, con solo Lega Nord, Sel e Fratelli d’Italia a dirsi favorevoli alla mozione presentata dal M5S. Su 562 deputati presenti, tre si sono astenuti, 154 hanno votato “si” e 405 hanno optato per il “no”.



Il Ministro ha fermamente ribadito che non si dimetterà perché non ha agevolato nessuno e non hai mentito agli inquirenti o al Parlamento.