Non sembrano buone le prime notizie che arrivano dal mondodelle carceri a inizio 2014.

A lamentarsi, dopo un incontro ieri al Dap del ministero della GiustiziaAlessandro Bruni, presidente del Sipp. "Dopo trentacinque anni – accusa Bruniin un comunicato stampa inviato ieri (31 dicembre 2013) - per la prima volta nonverranno riconfermati psicologi ecriminologi penitenziari".

"Si tratta – spiega il presidente del Sipp - di queglioperatori che, sin dal 1978, collaborano con il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria - per il sostegno,l'osservazione della personalità e il trattamento dei detenuti".

Psicologi e criminologi penitenziari si sono occupati inquesti anni di "favorire – aggiunge - il cambiamento e combattere la recidiva"; è stato un "lavoro delicato – si legge nelcomunicato pubblicato su sipp.jimdo.com - con forti ricadute sulla sicurezza sociale e sulla salute dei detenuti".Secondo Bruni quello richiesto a psicologi e criminologi nelle carceri è "unlavoro che richiede una lunga esperienza".

Ma il ministero di viaArenula, attualmente guidato dal Guardasigilli Annamaria Cancellieri, all'inizio della scorsa estate ha inviatouna circolare che "ha azzerato – secondo il presidente del Sipp AlessandroBruni - trentacinque anni di esperienza" inaugurando la stagione di "psicologi e criminologi ad orologeria",cioè informa Bruni dopo l'incontro di ieri con il vice capo vicario del Dap, "viatutti i 'vecchi', mentre i 'nuovi' lavoreranno per quattro anni al massimo".

Quindi dopo l'incontro di ieri, fa sapere Bruni, il Sipp hascritto al ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri e anche aisottosegretari del ministero di via Arenula per chiedere il "rinvio dell'applicazione della circolare– ha spiegato Alessandro Bruni - e la proroga delle convenzioni per un anno".Secondo il Sipp così si "favorirebbe la continuità del servizio e si eviterebbe– ha sottolineato nella lettera inviata anche ai garanti dei detenuti, ai magistrati di sorveglianza, ai direttoridegli istituti penitenziari - l'eliminazione di psicologi e criminologi chelavorano da moltissimi anni".

Tra le curiosità che arrivano in questi giorni dalle carcerila notizia che a Davide Emmanuello, diGela, detenuto per mafia nel carceredi Ascoli Piceno, è stata vietatanella biblioteca del carcere la lettura del famoso libro di Umberto Eco "Il nome della rosa".

Secondo quanto riferisce Pasquale De Feo, che ha denunciato il fatto alla stampa con unalettera inviata a "Il Manifesto", èstata negata a Davide Emmanuello la lettura del romanzo "Il nome della rosa" inquanto ritenuto pericoloso dall'area educativa del carcere.