Beppe Grillo è stato iscritto nel registro degli indagati dalla Procura di Genova sulla base di un esposto del coordinatore dei giovani del Pd Fausto Raciti. L'esposto fa riferimento alle frasi contenute in una lettera aperta del 10 dicembre scorso da Grillo, che esortava i poliziotti a solidarizzare con i manifestanti, come successo il giorno prima, e a togliersi i caschi in segno di rispetto della protesta dei forconi.

Nella lettera aperta, indirizzata a Leonardo Gallitelli, Comandante generale dell'Arma dei Carabinieri, Alessandro Pansa, capo della Polizia di Stato e Claudio Graziano, Capo di stato maggiore dell'Esercito italiano, Grillo scrive, fra l'altro: "La protesta di ieri può essere l'inizio di un incendio o l'annuncio di future rivolte forse incontrollabili.

Alcuni agenti di Polizia e della Guardia di Finanza a Torino si sono tolti il casco, si sono fatti riconoscere, hanno guardato negli occhi i loro fratelli".

"E' stato un grande gesto e spero che per loro non vi siano conseguenze disciplinari. Vi chiedo di non proteggere più questa classe politica che ha portato l'Italia allo sfacelo, di non scortarli con le loro macchine blu o al supermercato, di non schierarsi davanti ai palazzi del potere infangati dalla corruzione e dal malaffare. Le forze dell'Ordine non meritano un ruolo così degradante".

Il reato contestato a Grillo prevede pene piuttosto severe, da 1 a 3 anni di carcere che possono salire fino a 4 se il reato è commesso in pubblico.

Certo qualcuno si potrebbe ora chiedere perché analoga severità non è stata applicata da esponenti del Pd in tutti i numerosissimi casi in cui esponenti soprattutto del centrodestra hanno esortato i cittadini a non pagare le tasse o ad assaltare i tribunali della Repubblica.