Cresce la preoccupazione della comunità internazionale dopo i fatti di questi giorni, che hanno fatto precipitare la situazione a Kiev. Dopo le drammatiche immagini della guerra civile di piazza, con decine di morti e centinaia di feriti, credevamo di avere visto tutto. Invece i veri guai dovevano ancora venire. E ce ne rendiamo conto ora, con venti di guerra che attraversano l'intera Europa fino a bussare minacciosi alle porte di casa nostra. Russia e Ucraina sono ai ferri corti e si contendono la Crimea, area più che stategica a livello politico-militare.

Cresce di conseguenza la tensione tra Barack Obama e Vladimir Putin, che si sono sentiti telefonicamente per fare il punto della situazione. Che resta assai difficile. Come sappiamo truppe russe sono già presenti in Ucraina, a mettere pressione al mondo intero, che osserva attonito. Ricordiamo che quasi il 60% dei residenti in Crimea è formato da russi d'origine, il che ha dato alla Russia l'occasione per mostrare i muscoli a loro preventiva tutela.

Non bastasse, dato che piove sempre sul bagnato, il porto di Sebastopoli collega via Mar Nero Russia e Siria, altra zona da tempo in ebollizione. La voglia d'indipendenza della Crimea dall'Ucraina ha fatto il resto. Dobbiamo riconoscere che il pericolo di coinvolgimento dell'Italia in caso di conflitto bellico è altissimo, legata com'è a doppio nodo a storiche alleanze col deus ex machina Usa e dunque alla Nato.

Una bella grana anche per il governo Renzi da poco operativo, perché il rischio di una vera e propria guerra, non sappiamo di quali proporzioni e con quali conseguenze, è in questa delicata fase più di una semplice ipotesi. Ricordiamo infine che i debiti ucraini verso i russi relativamente a forniture di gas mai pagate ammontano a 1,55 miliardi di dollari. E anche questo aspetto va valutato nella rottura del rapporto fiduciario tra i singoli Stati.