Il premier Renzi a soltanto due mesi dall'insediamento del terzo governo tecnico dopo aver tremato sotto la minaccia di una mancanza di fiducia alla Camera, necessaria per effettuare il ddl Riforme per lo sviluppo e crescita dell'Italia, attraverso i tagli alla Casta, e l'abolizione del Senato e delle Province, è riuscito ad ottenere dal Cdm il sì per la riforma del Senato, dando il via così alla grande riforma che segnerà una svolta nella politica italiana.

Insomma l'esecutivo anche in questa difficile giornata politica è riuscito, dopo l'ultimatum del premier Renzi di lasciare il governo se la riforma non fosse stata approvata, a votare la maggioranza, dando il via ad una vera trasformazione delle Istituzioni.

Infatti, il ddl Senato comporterà l'eliminazione del bicameralismo perfetto e l'istituzione del Senato delle Autonomie, per i sindaci e i presidenti delle Regioni, non eleggibili dai cittadini, senza indennità, e senza potere di voto sulla fiducia e sui decreti legge, mentre rimane il bicameralismo per le riforme della Costituzione.

Inoltre il ddl prevede di snellire e ridurre i tempi di approvazione delle leggi e delle riforme necessarie per l'interesse dei cittadini italiani, soffocati dal forte gettito fiscale, arrivato a superare al soglia del 70% tra tasse dirette e indirette percepite, attraverso la semplificazione legislativa del governo, i tagli alla Casta, attraverso la riduzione dei parlamentari, l'eliminazione della Costituzione delle Province, la riforma del Titolo V della Costituzione, cancellando il dualismo delle competenze dello Stato-Regione, e del Cnel.

Dunque, in questo precario scenario politico italiano di crisi istituzionale, con un governo esecutivo senza maggioranza esecutiva, il leader di Forza Italia, Berlusconi, alle prese con un buco di 70 milioni di euro del partito, e il Pd con un buco di bilancio di 600 mila euro, scisso profondamente al suo interno, e secondo le fonti di Adnkronos, prossimo alla formazione del "correntone autonomo del Pd" anti Renzi, hanno dato la fiducia al ddl Senato. In merito il premier Renzi ha dichiarato di non sapere se ci sarà il lieto fine, ma che si tratta di un passo avanti e di un buon inizio sottolineando la forza straordinaria del ddl costituzionale.