Il giorno tanto atteso ( o temuto...) alla fine è arrivato: oggi è il 28 maggio, la data entro la quale l'Italia avrebbe dovuto porre fine al dramma delle carceri, considerate dalla Corte Europea per i Diritti dell'Uomo un luogo ai limiti della sopportazione umana. Con la cosiddetta sentenza Torrigiani dell' 8 gennaio 2013, il nostro paese è infatti stato condannato per il sovraffollamento carcerario, nonché per il trattamento degradante e disumano dei detenuti. Con la successiva conferma della sentenza del 27 maggio 2013, all'Italia è stato dato un anno di tempo per cercare di migliorare la situazione.

In effetti non si può negare che qualcosa sia stato fatto: il numero dei detenuti negli istituti di pena è diminuito di circa sei mila unità in un anno ma, come evidenziato dall'Associazione Antigone, il sovraffollamento resta in Italia ben al di sopra della media europea attestandosi al 134,6% contro la media dell'UE pari al 97,8%.

A ciò va aggiunto che le condizioni di vita dei detenuti continuano ad essere drammatiche, tanto che ancora alto è il numero delle persone nelle carceri che decidono di farla finita. Non ultimo il caso di un uomo di 64 anni che si è tolto la vita proprio ieri nel carcere di Ancona: si tratta del quindicesimo atto disperato all'interno del medesimo istituto di pena dall'inizio dell'anno.

A questo punto all'Italia non è dato più tempo per migliorare la situazione e il Comitato dei Ministri dell'UE dovranno ora valutare i dati e le proposte presentati dal governo italiano. Secondo l'Associazione Antigone le sanzioni sono praticamente certe, anche se ancora può essere fatto qualcosa. Per questo i radicali e molti altri membri del Parlamento continuano a non darsi per vinti e a chiedere il ricorso ai provvedimenti di clemenza quali amnistia e indulto: gli unici in grado di risolvere velocemente e definitivamente il dramma delle carceri.