Adesso corrono ai ripari e tutti prendono le distanze dal capro espiatorio. È ciò che fa il Pd con Primo Greganti, l'uomo delle coop rosse, dopo il suo arresto dello scorso 8 maggio nell'ambito dell'inchiesta sull'Expo 2015 di Milano che ha portato ad altri arresti eccellenti. E così Greganti, che ancora risulta iscritto a Torino e tesserato nel circolo 4, è stato sospeso dal partito in via cautelativa, come spiega al "Huffington Post", il segretario provinciale del Pd torinese, Fabrizio Morri. La notizia è riportata dal "Fatto Quotidiano" nella sua edizione on line.

La domanda che ci si pone tuttavia è se questo non sia unicamente un atto dovuto, ma sostanzialmente vuoto. Che magari, se non si fosse sotto elezioni da vincere a tutti i costi, sarebbe anche stato evitato nell'attesa che la faccenda si smontasse da sè. Se non fosse stata una storia però dai contorni non aggirabili. Quindi arriva lasospensione, sacrosanta ci mancherebbe, per Greganti, che però non era proprio un insospettabile.

Primo Greganti infatti, ai tempi della Prima Repubblica, così chiamata come se fosse intercorso un qualche cambiamento da allora ad oggi, cosa che non è accaduta come sappiamo e come diversi magistrati continuano a ripetere, fu uno dei protagonisti di quella "Tangentopoli" che fece crollare, all'apparenza, un sistema politico inquinato fino al midollo.

Perchè quindi personaggi come Greganti, che non è l'unico dei reduci di quella stagione, sono presenti trasversalmente nei partiti italiani, M5S a parte, e ricoprono posizioni di prestigio e potere, dove circola denaro e tanto, e dove esistono interessi e tanti, come un grande evento internazionale.

Che avrebbe dovuto e potuto essere il nostro fiore all'occhiello. E invece ora si corre ai ripari per evitare la catastrofe. Come davvero troppo spesso accade.