Più i pm indagano sulla vicenda che ha portato all'arresto dell'ex ministro Claudio Scajola, accusato di avere favorito la latitanza di Amedeo Matacena, ex deputato forzista, in fuga dopo una condanna definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa, più i particolari che emergono sono sconvolgenti e surreali.

L'edizione on line de "La Repubblica" racconta infatti l'indiscrezione per cui sarebbe stato identificato anche un conto corrente bancario aperto presso la tesoreria della Camera dei Deputati attraverso il quale partivano soldi destinati a Matacena, latitante a Dubai.

Secondo gli inquirenti che indagano sulla triste vicenda quel denaro sarebbe servito per favorire il trasferimento dell'ex deputato dagli Emirati al Libano, per sfuggire alla richiesta di estradizione.

La scoperta emerge da un'intercettazione telefonica tra la moglie dell'ex armatore, arrestata a Nizza al ritorno da Dubai, Chiara Rizzo e l'ex ministro Scajola anche lui attualmente in carcere. Secondo gli investigatori Matacena e la moglie avrebbero usato l'assidua conoscenza e frequentazione di Scajola per trovare denaro e appoggio politico per favorire la latitanza dell'ex deputato e il trasferimento in Libano, dove si trova un altro latitante eccellente, Marcello Dell'Utri, per sfuggire alla richiesta di estradizione.

Intanto dal suo ritiro arabo, è lo stesso Matacena a farsi sentire per la prima volta, e dalle pagine de "La Repubblica" si dice "devastato", confessando di avere anche pensato di farla finita, ma di avere desistito per amore della sua famiglia e dei suoi figli. Afferma inoltre di non avere mai tentato di fuggire in Libano, dove secondo lui sarebbe molto più facile essere estradati. Qualcuno lo dica a Marcello, allora.