Sono passate solo poche settimane dalla promozione dell'Italia da parte dell'Unione Europea in materia di sovraffollamento carceri ma già divampano le polemiche. Sembra infatti che per rientrare nei parametri imposti dalla Corte Europea per i diritti dell'uomo siano state prese delle decisioni più che discutibili, che hanno finito per creare ulteriori problemi ai detenuti.

È questo quanto accaduto a circa 700 detenuti che si sono visti trasferire senza preavviso a molti chilometri di distanza da casa, azzerando ogni rapporto con le proprie famiglie.

Per rientrare nei tre metri quatri per ogni singolo detenuto, infatti, il Governo ha deciso di dare seguito a quelle che vengono definite vere "deportazioni di massa": molte persone, infatti, sono trasferite in strutture della Sardegna, che avevano molti posti liberi, limitando così il numero dei detenuti nei penitenziari sovraffollati. Fin qui andrebbe tutto bene, se non si tenesse conto che i rapporti con le famiglie in questo modo non sono resi più possibili, considerando le limitazioni che la Sardegna, essendo un'isola, di per sé comporta.

Ma i problemi non sono finiti qui, come lamentano i familiari di Catello Cioffi, detenuto trasferito da Viterbo a Oristano. Avendo lui ottenuto, grazie alla buona condotta, il regime di semilibertà, oltre a non poter vedere moglie e figlie perché troppo distante da casa, non potrà neppure beneficiare di questo permesso premio, perché il trasferimento azzera di per sé l'obiettivo raggiunto.

Una situazione, tra l'altro non l'unica, quasi ai limiti dell'assurdo e di cui si stanno occupando in prima persona i Radicali, da sempre in prima linea nella battaglia a favore dei provvedimenti quali l'amnistia e l'indulto, gli unici a loro avviso in grado di ridare credibilità ad un sistema carcerario quasi ai limiti del collasso.