Si sono stati aperti alle 7 di questa mattina i seggi siriani, pronti ad incassare il voto di 15 milioni di cittadini. Sembra scontata la vittoria del regime di Assad e c'è chi ha già definito questo voto "una parodia di democrazia".

Parte il voto siriano

Così mentre nelle strade si continua a sparare e a lottare, mentre i bambini continuano ad impugnare armi e puntare mitra, si va al voto. Ci si muove in Siria per decidere a chi toccherà governare il Paese, ma ad oggi sembra impossibile spodestare il regime di Bashar Assad. In una Damasco blindata per l'occasione tutto è posto sotto controllo tutto e sorvegliato, nulla è lasciato al caso.

È quasi impossibile entrare e uscire dalla città.

Dopo la morte seminata dalle armi chimiche e le centinaia di migliaia di morti che questi tre anni di guerriglia hanno provocato sembra quasi un gioco andare alle urne, uno scherzo del destino. Ad opporsi al regime di Assad sono Maher Majjar, ex deputato del partito comunista e Hassan Nouri, ex ministro siriano dello Sviluppo. Elettori o comparse resta da stabilirlo ma già circa il 95% degli elettori siriani residenti all'estero hanno espresso la propria preferenza presso le ambasciate dello stato siriano.

Dall'occidente: 'Parodia di democrazia"

Dagli oppositori occidentali intanto monta la critica al voto etichettandolo come "una parodia di democrazia", considerandolo quasi un insulto a ciò che la democrazia rappresenta in tutto il mondo.

Ora la decisione è in mano ai cittadini siriani che potranno decidere il loro prossimo futuro e chi meglio di loro può ritenersi qualificato nel farlo. Non avranno diritto al voto i cittadini residenti in regioni che si trovano in mano ai ribelli.