Lunedì alle 15 è fissato l'incontro con il Movimento 5 Stelle, l'ipotesi in campo è un Senato non elettivo, i Pentastellati chiedono le preferenze mentre il Cavaliere saetta "decido io". Alle 12, invece una conferenza stampa trasversale dei Senatori, sulle riforme. Il Governo è nel guado.

Ma la partita più ostica Renzi la sta giocando all'intero del suo stesso partito. Tuonano un po' tutte le aree ma a tuonare più forte è la così detta minoranza Pd che unisce il gruppo socialdem dei bersaniani, cuperliani, dalemiani, giovani turchi con Fassina, civatiani ma anche lettiani, fiorani, franceschiniani.

Insomma un gran fermento che come sempre accompagna le rivoluzioni.

Ma se le riforme di Renzi fanno appello alla necessità di cambiamento in Italia ed in Europa, ad invocare un vero cambiamento è l'ex Segretario del Pd, Pier Luigi Bersani. Ieri, in una intervista realizzata sulla rete di Skynews24, ha preso una posizione netta, inusuale per il grande mediatore Bersani: "Io penso che non ci sia bisogno di litigare - ha esordito il leader di Area Riformista, il cui primo attacco è stato rivolto all'Europa rigorista della Merkel e del PPE - C'è bisogno di argomentare. Quando ci viene detto, come è stato detto, che i debiti non fanno crescita, bisogna rispondere molto tranquillamente che noi siamo più che d'accordo che il debito non fa crescita.

Ci spieghino, però, come mai in tutti questi anni le politiche di austerità hanno fatto crescere il debito pubblico in Europa. Tranne la Germania tutti gli altri Paesi hanno visto crescere il debito.

Stessa sintonia viene da Romano Prodi, il fondatore del Pd, colui che ha disegnato la "carta del partito": "La ricetta del rigore in Europa non ha funzionato, ora serve un medico diverso dalla Germania" - ha affermato a margine di un seminario in svolgimento alla Farnesina.

Sulla flessibilità passiamo al concreto ed entriamo nel merito del contenuto, ha suggerito Bersani, "io dico niente mutualizzazione o investimenti con emissione di titoli, mettiamo un piccolo margine ad ognuno a "casa sua", sia per il "populisti del nord" che chiedono più rigore, sia per i "populisti del sud" che chiedono più flessibilità."

Sul Senato, Bersani suggerisce di andare avanti ormai ma considerando il fatto che il combinato disposto della riforma è una blindatura in senso direttoriale che promana da un patto fatto nel segreto di chiuse stanze e l'Italicum è un'aberrazione.

Emerge che una sola persona si nomina i deputati dell'unica Camera e attraverso il premio di maggioranza si nominano i membri del CSM, il Presidente della Repubblica, i membri della Corte Costituzionale. La Camera dei Deputati dovrà occuparsi di questi equilibri istituzionali e poi dovrà occuparsi soprattutto che i cittadini possano scegliersi i deputati. Le democrazie padronali non funzionano, non è questa la semplificazione efficace.