Il giorno di ferragosto per il partito radicale è stato al centro della questione carceraria italiana, attraverso delle visite negli istituti di detenzione italiani. Marco Pannella e Rita Bernardini si sono recati presso il carcere di Rebibbia, per portare conforto ai detenuti e ispezionare le condizioni generali della struttura. La scelta di Rebibbia non è stata casuale; secondo la Bernardini il reparto femminile rappresenta uno dei più sovraffollati d'Italia, anche considerando che a fronte di 324 detenute presenti i posti disponibili sarebbero appena 236.

La delegazione presente a ferragosto a Rebibbia

Oltre che da Pannella e dalla Bernardini, la delegazione complessiva recatasi presso il carcere romano era formata da Antonella Casu, Matteo Angioli, Maria Grazia Lucchiari, Gianmarco Ciccarelli, Antonio Cerrone, Alexandre Rossi, Laura Harth, Isio Maureddu, Luca Viscardi e Gianfranco Zancan. Nell'occasione, il gruppo ha incontrato anche Totò Cuffaro, ex Senatore ed ex Presidente della Regione Sicilia, dando notizia della sua iscrizione al Partito Radicale italiano. A riguardo, Marco Pannella ha sottolineato che sono ben tre gli ex presidenti della Regione Sicilia indagati e iscritti con doppia tessera al Partito Radicale Italiano.

Le dichiarazioni rilasciate da Rita Bernardini riguardo il sovraffollamento

Che il lavoro svolto dal Governo con lo svuota carceri non sia ritenuto sufficiente dai membri del partito radicale, è cosa risaputa.

La richiesta pressante è quella di un provvedimento generale di amnistia e indulto, verso il quale però il Governo si è già espresso più volte come contrario. I radicali fanno riferimento anche alle recenti pressioni giunte dagli organismi internazionali, in prima battuta dall'UE e dall'ONU. A tal proposito, Rita Bernardini ha affermato: "sono 30 anni che lo chiediamo ma adesso lo fanno anche rappresentanti autorevoli, come il presidente della Repubblica o la Corte Europea e persino una delegazione dell'Onu che ha fatto un'ispezione ai primi di luglio. Provvedimenti che non sono soltanto per i detenuti ma per tutta la società italiana perché una giustizia, penale e civile, che non funziona e ha tempi lunghi, danneggia tutti i cittadini".