The Economist è un prestigioso settimanale londinese con articoli di informazione politica, economica e finanziaria da tutto il mondo, con tiratura media settimanale di 1.300.000 copie. La prima pubblicazione risale al settembre del 1843, fondato allo scopo di sostenere la causa del liberalismo economico sulla base del concetto coniato da Friedrich von Hayek che recita "democrazia vuol dire libertà economica", ideologia orientata al libero mercato. Nel corso dei suoi 171 anni di vita le sue copertine hanno raffigurato la storia del mondo, e questa settimana è uscito con una singolare prima pagina frutto di un fotomontaggio che unisce il presidente della BCE, Mario Draghi, la cancelliera tedesca Angela Merkel, il presidente francese Francois Hollande con il nostro primo ministro Matteo Renzi; fin qui nulla di particolare, ma come già detto si tratta di un fotomontaggio, e nettamente vuol mettere in risalto in modo curioso e anche simpatico, l'idea da sempre sostenuta dal settimanale britannico di scetticismo sulla tenuta della moneta unica europea.

The Economist titola: " Quella sensazione di affondare (di nuovo)", e nell'editoriale spiega che "l'euro potrebbe essere condannato" se i leader dei Paesi europei più importanti e influenti "non riusciranno a trovare il modo di rimettere a galla l'economia". E a proposito del presidente della banca centrale Mario Draghi, che nel fotomontaggio è raffigurato come l'unico che cerca di tenera a galla la barca, "nonostante i suoi sforzi la politica monetaria e fiscale è troppo restrittiva".

L'Europa non proprio in salute è vista così: su una barca che è in realtà una banconota da venti euro, Angela Merkel e Francois Hollande sono in prima fila davanti al premier italiano Matteo Renzi, raffigurato con un gelato in mano, e questo aprirebbe un lungo dibattito su come, malgrado gli sforzi del presidente del consiglio, continuiamo ad essere visti all'estero.

Dietro di loro Mario Draghi che, secchio in mano, non per Ice Bucket Challenge, cerca di levare invece acqua dalla barca che affonda, appunto come recita il titolo "That sinking feeling (again)", di nuovo quel senso di affondamento.