Il controverso Brasile - Paese meraviglioso ma al contempo ancora pieno di problemi, tra le principali economie emergenti ma ancora con strati sociali poverissimi, in questi anni sotto i riflettori internazionali per il Mondiale prima e per le Olimpiadi poi (competizioni criticatissime proprio per il fatto che il Paese carioca ha ben altro a cui pensare), dalla "Bellezza e l'Inferno" per usare le parole di Roberto Saviano - oggi andrà alle urne. E se non si dovesse decidere dopo il voto di oggi, si andrà al ballottaggio il prossimo 26 ottobre. La presidentessa in carica, la socialista Dilma Rousseff, viene data avanti nei sondaggi, il che già sta provocando una tempesta finanziaria: dollaro alle stelle, Borsa a picco, fuga di capitali.

Un po' come nel 2002, alla vigilia della prima elezione di Lula, all'epoca visto come spauracchio dai mercati. Ma negli otto anni successivi alla sua investitura, il Brasile ha fatto conoscere una crescita esponenziale, una riduzione della povertà e dell'analfabetismo. Sebbene, ovviamente, tanti problemi restino. E nei quattro anni successivi, la Rousseff ha continuato nel suo solco.

Sotto il suo governo, la spesa pubblica è cresciuta e alcuni prezzi (benzina, energia) sotto stati tenuti artificialmente sotto controllo. È saltato il rigore dei conti voluto per otto anni da Lula, ed è cresciuto l'interventismo dello Stato in economia. I più pessimisti arrivano a prefigurare per il Brasile un futuro populista, come accaduto in altri Paesi sudamericani.

Poi altre idee che non sono passate inosservate, come «un controllo economico dei media», mentre in politica estera è andata all'Onu per condannare, l'uso della forza contro l'Isis. Le politiche energetiche invece sono ancora volte all'inquinamento. Insomma, un Presidente più populista e ideologizzato del suo predecessore.

Ma la sua vittoria non è scontata.

O quanto meno, quasi sicuramente si andrà al ballottaggio. Tra i canditati, due in particolare sono i più papabili nel contendergli la poltrona: l'ambientalista, nera ed evangelica Marina Silva, e l'energico liberale e pragmatico Aécio Neves. La squadra di governo preferirebbe vedersela con Neves, che ha scarsa presa sull'elettorato più povero e del Nord-Est, mentre con la ex companheira Marina le sovrapposizioni sono più evidenti.

Il tutto ha uno spettatore interessato a noi molto vicino: Cesare Battini, ex terrorista di sinistra da anni in esilio in Brasile e coperto dai governi socialisti che non hanno mai concesso l'estradizione. Se dovesse vincere qualcun altro, potrebbe far ritorno in Italia. Per buona pace dei familiari delle sue vittime.