Periodo difficile per Rosario Crocetta. Il Governatore si trova impegnato su più fronti. Vertici di maggioranza per far nascere la nuova compagine governativa, estenuanti incontri a Roma e Firenze per tentare di ricucire gli strappi all'interno del Partito Democratico, apparizioni in vari salotti televisivi per rivendicare i risultati della sua "rivoluzione" in Sicilia. Crocetta non si risparmia ma a breve dovrà veramente dare conto del suo operato un po' a tutti. Lo dovrà fare in seno al suo partito, che più volte lo ha criticato e sollecitato a cambiare rotta.

Si dovrà confrontare con i suoi alleati, con mal di pancia in continuo aumento e sempre più in difficoltà, anche nei confronti dei propri elettori, per il sostegno ad un governo impopolare. Dovrà difendersi dal fuoco incrociato dei partiti di opposizione che hanno già pronta la mozione di sfiducia nei suoi confronti. E soprattutto dovrà vedersela col popolo siciliano che sta vivendo un periodo di grande recessione ed emergenza sociale.

Una prima risposta l'ex sindaco di Gela la deve dare con i nomi che comporranno la nuova giunta regionale. Il segretario del PD siciliano Fausto Raciti ha chiesto un esecutivo totalmente rinnovato per un deciso cambiamento di rotta. In pratica ha bocciato l'operato di Crocetta fino ad adesso.

Il Presidente della Regione, da parte sua, continua ad elogiare alcuni assessori in particolare, facendo capire che alcuni di loro faranno nuovamente parte della giunta. Tra gli intoccabili ci sarebbero proprio Linda Vancheri e Nelli Scilabra, già colpite da mozioni di censura non votate in Aula solo per l'azzeramento della giunta, e Lucia Borsellino.

"Sarà una giunta per metà rappresentata da donne e in cui non ci saranno deputati" ha dichiarato nei giorni scorsi Crocetta. Ma i siciliani al di là del sesso e delle cariche politiche sperano in un esecutivo forte, capace di affrontare i gravissimi problemi che affliggono l'Isola e di salvarla dal rischio di default. Il buco di bilancio continua paurosamente ad allargarsi: chi parla di un miliardo e mezzo di euro di disavanzo, chi di tre, chi addirittura di una cifra maggiore.

E' questa la vera emergenza della Sicilia.

La parola d'ordine deve essere "risanamento" ma con una politica forte e decisa di tagli netti agli sprechi e ai privilegi. Qui si continuano a mettere le mani in tasca ai siciliani, ai lavoratori, al ceto medio, ai professionisti, agli imprenditori e non si chiudono le Partecipate della Regione, non si riducono stipendi da capogiro di politici, burocrati e funzionari, non si eliminano le consulenze esterne pagate profumatamente. Inoltre occorre non disperdere nemmeno un euro dei soldi messi a disposizione dall'Unione Europea, che spesso per una mancanza suicida di azione politica e di seria progettazione ritornano paradossalmente al mittente. E bisogna avere anche il coraggio di rivedere i rapporti con lo Stato centrale, cercando di arrivare ad una soluzione equa che risolva una volta per tutte l'annosa questione del contenzioso tra Stato e Regione. Crocetta e i nuovi assessori regionali avranno un carico immane di lavoro e di responsabilità. Il malato è grave, la speranza ridotta al lumicino.