In un comunicato divulgato ieri, la Corte dei Conti ha bocciato la manovra finanziaria varata dal Governo Renzi. Nelle circa 100 pagine, l'ente che vigila affinchè le risorse pubbliche siano impegnate in modo corretto, ha avanzato alcuni dubbi su alcuni punti importanti su cui si basa il programma del Governo. Su tutti il bonus degli 80 euro, ossia quella misura varata per accrescere il potere di acquisto del ceto medio del nostro Paese. Secondo la Corte "l'impulso del bonus può essere vanificato" dall "aumento della pressione fiscale", molto probabile a giudizio dei contabili di Viale Mazzini.

Da qui al al 2017 il governo dovrà trovare 39 miliardi per ovviare i costi dell'apparato statale. A questa somma c'è da aggiungere un taglio di almeno 3 miliardi alla spesa pubblica nel prossimo anno. Qualora il governo non riesca a reperire tutte queste somme scatterebbe il "piano B" che consiste nell'attivazione delle clausole di salvaguardia, che faranno impennare le aliquote dell'Iva e delle accise sui carburanti. "E lo stesso discorso vale per l'Irap" scrive la Corte dei Conti. A suscitare i maggiori sono i quindici miliardi provenienti dalla lotta all'evasione fiscale usati come copertura della manovra finanziaria.

Il bonus degli 80 euro è un tema che interessa ben 11 milioni di lavoratori dipendenti, mentre ne sono esclusi ben 10 milioni.

Il costo del mancato introito dello sgravio fiscale pesa sul bilancio pubblico per 9,5 miliardi di euro ogni anno. Parte del surplus del potere di acquisto generato dagli 80 euro è già stato eroso quest'anno: con l'aumento della tassazione su alcuni prodotti assicurativi, ma anche beni di prima necessità come il pellet, la cui aliquota è aumentata del 12 percento.

Altra parte degli 80 euro se n'è andata con l'aumento delle tasse dei governi periferici, che hanno fatto da contraltare alla diminuzione dei trasferimenti del governo centrale.

La situazione potrebbe peggiorare anche in virtù dell'entrata in vigore del Job Act, a cui, scrive la Corte, "non sono da escludere del tutto comportamenti distorsivi volti ad ottenere il beneficio della decontribuzione".

Le uniche notizie buone contenute nel rapporto della Corte sono quelle che riguardano alcuni elementi chiave per l'economia: la diminuzione del costo del petrolio, calato del 51 percento rispetto a settembre e del 40 percento rispetto al 2014. Ma anche quella del costo del denaro a seguito del quantitative easing, che porterà un alleggerimento del costo degli interessi sul debito pubblico italiano pari a sette miliardi da qui al 2017. Basterà per far fare sonni tranquilli al Governo Renzi?