Il deputato del Movimento 5 Stelle, Alessandro Di Battista, uno dei volti più noti e popolari del movimento fondato da Beppe Grillo, ha messo a tacere i rumors a proposito di una propria candidatura a sindaco di Roma, nella prossima tornata elettorale che riguarderà l'amministrazione della Capitale. Di Battista si è detto stanco di inseguire a tal proposito le voci diffuse dalla stampa che lo vorrebberò già candidato in pectore alla carica di primo cittadino romano. "Volevo rassicurarvi - ha dichiarato ai taccuini di un cronista dell'Espresso - io non posso e neanche voglio candidarmi a Roma. Nessuna tentazione, mi dispiace".

Il deputato farà parte della delegazione di rappresentanti del M5S che si recherà domenica ad Atene per seguire e sostenere attivamente la battaglia referendaria per il "no" nel referendum che si svolgerà nello stato greco e che deciderà le sorti del paese mediterraneo in Europa.

La delegazione del M5S in viaggio verso Atene

Di Battista, a tal proposito, ha voluto ricordare alla stampa e ai simpatizzanti del movimento di Grillo, che la posizione espressa dal movimento a favore del "no" non deve essere letta come una battaglia contro la politica austera della Germania e di Angela Merkel, ma deve essere interpretata come una battaglia contro la scarsa determinazione del premier Renzi nel far valere in Europa le ragioni dell'Italia. "Io ce l'ho con Renzi - ha tuonato il deputato pentastellato - che diceva che avrebbe battuto i pugni sul tavolo ed è finito a lavorare per la Merkel". Di Battista ha poi auspicato che il referendum greco possa rappresentare un viatico per l'Italia e per tutti i paesi europei, al fine di sottoporre a referendum la permanenza nell'euro degli stati appartenenti all'Unione, ritenendo un fatto di civiltà consentire la partecipazione popolare con gli strumenti di democrazia diretta, nelle scelte nevralgiche dei paesi europei. "Il referendum greco - ha concluso Di Battista - costituirà un precedente fondamentale per gli Stati europei, attraverso il quale si sancirà il principio che un popolo può dire la sua quando si tratta del suo destino e della vita delle persone".