Istituire una giornata della memoria del genocidio dei popoli indigeni. Una campagna rivolta al Parlamento Italiano che ha avuto una delle sue tappe a Ravenna gli scorsi 13 e 14 ottobre, in occasione di un incontro sulle lotte contemporanee dei popoli indigeni e sul diritto alla loro autodeterminazione.

Come spiega Massimiliano Galanti del comitato organizzatore dell'evento ravvenate, "Vi sono circa 350 milioni di persone appartenenti a 6000 popoli che vengono discriminate a vario titolo dagli Stati e dalle multinazionali interessati alle loro risorse naturali":

Tra questi popoli vi sono i mapuche, da sempre in lotta per difendere la propria terra e la propria cultura.

Un popolo il cui nome letteralmente significa uomo della terra(mapu=terra e che=uomo). Alle due giornate era presente ed è intervenuto Jorge Hunchullan, della comunità Mapuche di Wallmapu, in Cile.

Tra storia e resistenza

Il popolo Mapuche ha una storia millenaria, possedendo lingua, costumi e cultura proprie. Con il costituirsi nel 1810 degli Stati di Argentina e Cile, dopo ila fine della dominazione spagnola, i Mapuche si trovarono a vivere prevaricazioni e ingiustizie, furono relegati come minoranza etnica, ridotti in povertà, e sottomessi ai diktat di Stati stranieri.

Il Cile di Pinochet portò all'esodo di questa popolazione che lasciò le campagne dando spazio ai grandi latifondi. Gli indios vennero di conseguenza pian pian assimilati e inglobati dalla società moderna cilena. Il dittatore cileno dichiarò: "Non esistono popolazioni indigene, siamo tutti cileni". Una politica di repressione e violenza fu condotta verso questo popolo fino alla fine degli anni '80.

Esercito e polizia distruggevano interi territori, molti Mapuche furono assassinati e torturati. Qualsiasi organizzazione rappresentasse l'identità indigena a livello politico e sociale fu abolita. Si tentò di cancellare un popolo, la sua storia e le sue origini.

I Mapuche tra globalizzazione e multinazionali

Nonostante i tentativi di dominazione e cancellazione di questo popolo, i Mapuche continuano a esistere e a resistere. Dopo la colonizzazione spagnola e la dittatura di Pinochet, oggi i Mapuche si trovano a combattere multinazionali e industrie, come Endesa che a partire dagli anni '60 ha avviato sui territori Mapuche la costruzione di dighe e centrali idroelettriche costringendo intere famiglie a lasciare i territori ancestrali sul fiume Biobiò.

O come Benetton che ha acquistato territori in Argentina dei Mapuche con famiglie che si ritrovarono confiscate di terre e dei propri beni, tanto che il premio Nobel per la pace Adolfo Perez Esquivel scrisse una lettera alla famiglia Benetton intervenendo in difesa dei popoli nativi considerando "una condanna a morte" l'espropriare le loro terre per interessi commerciali.

Ma questo popolo della terra che ha nel suo destino una continua ed estrema difesa dei suoi territori, subisce oggi sequestri e torture, di cui sono vittime sono anche giovani e giovanissimi, violazioni dei diritti umani che sono state denunciate da Amnesty e da altre organizzazioni non governative.

Nonostante le continue violenze e ingiustizie, prevaricazioni che partono dai coloni spagnoli fino a noi, i Mapuche mantengono la loro forza e poesia in una resilienza senza tempo.

"Noi Mapuche siamo figli della terra, questo l'hanno compreso i nostri antenati, perché tutto è fatto della stessa materia: le montagne, i fiumi, le stelle, le persone,le pietre e il Grande Spirito" dicono.