A mente fredda, dopo l'elezione di Donald Trump alla Casa Bianca, non possiamo fare a meno di pensare che il Partito Democratico abbia puntato sul cavallo sbagliato. Gli americani vogliono un cambiamento, questa è stata la leva che ha portato Trump alla presidenza. Forse i democratici avrebbero avuto più chances candidando Bernie Sanders, politico altrettanto 'rivoluzionario' anche se in maniera diversa. Ad ogni modo, la nuova amministrazione di Washington potrebbe mutare gli attuali equilibri geopolitici. Negli ultimi mesi, con i rapporti tra Stati Uniti e Russia praticamente 'congelati', si è tanto discusso dell'inizio di una nuova contrapposizione.

L'elezione di Trump spezza sul nascere questa nuova guerra fredda? Il tempo lo dirà.

La questione siriana ed il Medio Oriente

Vladimir Putin e Donald Trump, un'evidente stima reciproca. In questi mesi di campagna elettorale, 'The Donald' ha insistito sulla necessità di rafforzare la collaborazione con la Russia sulle questioni internazionali, ad iniziare dalla guerra contro l'Isis. Quest'ultimo processo è già in atto, avviato dall'amministrazione Obama. Questione di tempo e lo Stato Islamico sarà il minore dei probemi in Medio Oriente. Il nuovo inquilino della Casa Bianca, però, potrebbe portare ad una svolta sulla controversa questione siriana e rafforzare l'attuale posizione del presidente Bashar al-Assad che, secondo Trump, "è utile nella lotta al terrorismo islamista".

Se viene meno la ferrea opposizione di Washington nei confronti di Damasco, Assad ha probabilmente vinto la sua guerra nel momento stesso in cui il magnate newyorkese è stato proclamato presidente. Pessime notizie, oltretutto, per le monarchie islamiche. Arabia Saudita e Qatar, storici alleati statunitensi, sono i maggiori sostenitori della rivolta anti-Assad e sono in tanti a sospettare che anche dietro l'Isis ci sia stato il supporto saudita e qatariota.

Possibile una rottura? Nella lunga campagna elettorale di questi mesi, Trump ha espresso sovente posizioni anti-musulmane, motivate dalla "necessità di liberare l'America dal ricatto petrolifero del Medio Oriente". Si va dunque verso un asse Trump-Putin nella regione più tormentata del mondo, magari con il sostegno della Turchia di Erdogan che negli ultimi mesi è stato un abile equilibrista sul delicato filo tra Washington e Mosca?

Anche qui c'è un'incognita ed è costituita dall'Iran, altro fedelissimo alleato russo. Il parere di tanti, alla luce di alcune posizioni espresse in merito da Trump, è che la nuova amministrazione della Casa Bianca possa osteggiare l'accordo sottoscritto dal suo predecessore con Teheran all'inizio di quest'anno, relativo all'approvazione del piano globale congiunto per l'attuazione del programma nucleare iraniano. Questo sarebbe un bel problema, anche nei confronti del Cremlino.

I rapporti con la NATO e l'Unione Europea

Le posizioni di Donald Trump sull'Alleanza Atlantica sono chiare, non è da rottamare ma sicuramente da cambiare. Il nuovo presidente statunitense si è spesso soffermato sulla necessità che i Paesi alleati aumentino il loro contributo economico nei confronti della NATO, diventata (secondo il parere di Trump) "troppo gravosa per l'America".

Una minore presenza statunitense al fianco dell'Europa è un timore che, in queste ore, viene palesato dai maggiori leader dell'UE. Forse è arrivato il momento che l'Unione Europea inizi a camminare con le sue gambe, resta il dubbio se sia in grado di farlo visto che la presenza di Washington nel vecchio continente è una costante dalla fine della seconda guerra mondiale ad oggi. La presidenza Trump, pertanto, rischia di indebolire l'UE? La pensano in questo modo i leader populisti europei, Marine Le Pen, Viktor Orban, Nigel Farage e Matteo Salvini. La loro esultanza nei confronti della vittoria elettorale del vulcanico imprenditore è figlia diretta del loro radicato euroscetticismo.