È stato il giorno di Luca Lotti. Il solitamente muto sottosegretario alla presidenza del Consiglio, ospite della convention dei comitati toscani per il Si, svoltasi oggi presso lo Spazio Alfieri di Firenze, questa volta ha parlato a ruota libera per quasi due ore. Naturalmente in primo piano le ragioni del Si al referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre.
Appello di Lotti: ‘Stiamo dentro università e scuole’
Forse preoccupato per l’incerto esito del quesito referendario, il giovane politico toscano fiore all’occhiello del Giglio Magico ha esordito di fronte alla platea formata dagli attivisti dei comitati toscani per il Si lanciando un appello a portare il verbo delle ragioni del Si tra i giovani, dentro le scuole. “Stiamo dentro l'università, dentro le scuole, nei nostri licei, dove i ragazzi votano per la prima volta-ha esortato Lotti- i ragazzi non sono stupidi, hanno voglia di confrontarsi”. Ma non solo scuola. Nella visione lottiana “da qui alle prossime sette settimane dobbiamo andare casa per casa e nei luoghi di lavoro a raccontare la riforma” perché, ecco la frase chiave, “le nostre motivazioni sono dieci volte più forti del no, che si oppone parlando di Banca Etruria o di immigrazione”.
Il sottosegretario non crede che i ricorsi di Onida bloccheranno il referendum
Cambiando discorso, ma rimanendo in tema referendum, Lotti ha confessato di non credere che i due ricorsi presentati al Tar del Lazio e al tribunale civile di Milano dall’ex presidente della corte Costituzionale Valerio Onida, verranno accolti. Lotti si dimostra sicuro che il referendum si terrà il 4 dicembre e non sarà rimandato. Dopo le certezze, ecco però arrivare le paure di un possibile ‘effetto Brexit’. Il sottosegretario teme, infatti, la disinformazione più di ogni altra cosa, anche nella renzianissima Toscana. “Ho paura soprattutto di vedere – ha affermato contrito- quel che è successo in Inghilterra il giorno dopo il voto sulla Brexit: i numeri dei siti che raccontavano la Brexit sono aumentati di dieci volte rispetto alle settimane di campagna elettorale”.
Il pericolo secondo Lotti è che la gente non vada a votare e che, il 5 dicembre, si ritrovi come i britannici pentiti che hanno votato la Brexit. Teoria peraltro tutta da dimostrare. L’esortazione finale è comunque positiva perché, conclude, “più i cittadini avranno voglia di partecipare e più sono convinto che le ragioni del Si prenderanno il sopravvento”.