Le unioni civili sono finite al centro di un dibattito interno alla Lega Nord. Matteo Salvini, segretario del Carroccio, ha, infatti, espresso tutto il suo disappunto verso il Primo Cittadino leghista di Oderzo, Maria Scardelato. La colpa del sindaco è quello di aver celebrato un matrimonio gay, in applicazione alla Legge Cirinnà, ma contraria alle indicazioni del suo partito.
Lega Nord contro Maria Scardellato
Tutta la Lega Nord si è scagliata contro Maria Scardellato, sindaco di Oderzo, in provincia di Treviso. La colpa del Primo Cittadino è quella di aver applicato la legge Cirinnà, e celebrato un matrimonio gay. Le Unioni Civili, sono, infatti, contrarie ai principi della Lega Nord. Salvini, parlando della vicenda, ha affermato: "Di certo non possiamo permettere che uno dei nostri sindaci esca così sfacciatamente dalla linea politica che abbiamo." Maria Scardelato ora, è chiamata a chiarire la sua posizione in merito alle diretti della Lega che, come sottolinea Salvini, "sono state approvate all'unanimità". La "pena" che potrebbe esserla inflitta è quella di essere espulsa dal partito che l'ha fatta eleggere.
Cirinnà attacco la Lega Nord
La senatrice Monica Cirinnà, firmataria della legge sulle Unioni Civili, ha parlato della vicenda che vede coinvolta Maria Scardellato, sindaco di Oderzo. Il Primo Cittadino è finito sotto accusa da parte della Lega Nord, dopo aver celebrato un unione civile tra due omosessuali. Il partito, per bocca del suo segretario, Matteo Salvini, ha affermato che il comportamento tenuto dalla Scardellato è del tutto contrario alle indicazioni date dalla Lega Nord e medita di cacciare dalla Lega il sindaco. La senatrice Cirinnà ha affermato che il sindaco di Oderzo, ha solo applicato una legge dello Stato, come è tenuto a fare qualunque primo cittadino.
La Lega, secondo la senatrice, non può dare alcun tipo di direttiva in merito alla vicenda, perchè significherebbe venire meno a quanto stabilito dalla legge.C'è da specificare che la Lega non pone il veto sulle Unioni Civili in toto, ma obbliga i sindaci e consiglieri leghisti a delegare questa particolare funzione ad altri pubblici ufficiali.