Se Matteo Renzi aveva avuto i Coldplay come introduzione alla sua partecipazione a “Che tempo che fa”, a Matteo Salvini, chiamato ad illustrare le ragioni del no al referendum, è toccato Alvaro Soler. Non si sa se il segretario della Lega abbia gradito la scelta musicale, di certo ha molto apprezzato l’invito di Fabio Fazio in trasmissione, che tanto ha fatto infuriare altre forze politiche come il Movimento 5 Stelle. Prima dell’intervista il conduttore ha tenuto a precisare che questa ospitata era stata decisa precedentemente alla pronuncia dell’Agcom, intervenuta in settimana sul programma per verificare un’eventuale mancato rispetto degli equilibri in campagna referendaria.
Le ragioni del no
Ed è proprio il referendum il tema principale dell’intervista. Salvini si dice sempre più convinto del suo no: il cambiamento proposto da Renzi non permette ulteriori aggiustamenti in meglio, è una riforma fatta male. Bisognerebbe modificare la costituzione con l’apporto dell’intero Parlamento – aggiunge il leader della Lega – e non fare un uno contro tutti, com’è accaduto con questa legge”. Salvini fa poi l’esempio della riforma Fornero, approvata in soli 17 giorni col solo voto contrario del suo partito, per spiegare come anche col sistema attuale, quando c’è la volontà, i provvedimenti possono essere approvati rapidamente. Infine, per il segretario della Lega, una riforma costituzionale ideale dovrebbe assolutamente prevedere il vincolo di mandato, per impedire i trasformismi che da tempo caratterizzano la scena politica italiana.
Gli scenari futuri
Nell’intervista si è parlato anche di scenari futuri: per Salvini, se dovesse prevalere il no, bisognerebbe andare subito al voto, anche senza modifiche alla legge elettorale, mentre un eventuale trionfo del sì riporterebbe l’Italia indietro di 30 anni. Se Renzi dovesse vincere la sua battaglia, per il leader del Carroccio, altri dal centrodestra salirebbero sul carro del presidente del consiglio.
Ma secondo Salvini questo è uno scenario poco probabile: la parabola di Renzi va ad esaurirsi, mentre la Lega sta preparando una propria squadra di governo. Silvio Berlusconi incorona Renzi come l’unico leader in circolazione? L’altro Matteo ha la risposta pronta: forse è perché i due si assomigliano.
Trump e l’Europa
Non poteva mancare un accenno a quello che è avvenuto negli Stati Uniti: Donald Trump ha avuto l’appoggio del popolo contro i poteri forti, i banchieri e il mondo dello spettacolo.
Questo perché il futuro presidente, così come Putin o la Le Pen, ha i piedi per terra e guarda a cose concrete come il lavoro e l’economia reale, rispetto alla finanza e le banche. E proprio come Trump, Salvini propone una minore pressione fiscale, con una “flat tax” al 15% per tutti. Per finire si parla di Unione europea: la ricetta della Lega è l’abolizione dell’euro e minori controlli da Bruxelles su moneta, agricoltura, commercio, sistema finanziario e barriere ai confini. Una nuova Europa che si occupi di poche materie, ma lo faccia per bene.