Il presidente del comitato per il No, Alessandro Pace, ha detto questa frase “se i voti degli Italiani all’estero fossero determinanti per la vittoria del Referendum costituzionale del 4 dicembre, noi potremo impugnare il referendum e fare un ricorso”. I giornalisti hanno chiesto al professor Pace quale sarebbe il motivo per il ricorso? “La Carta Costituzionale prevede che il voto deve essere personale, libero e segreto, all’estero non vengono rispettate queste condizioni, questa condizione ci darà la possibilità di fare un reclamo all’Ufficio Centrale dei Referendum”

Ma chi è il Professor Alessandro Pace?

Alessandro Pace è un Costituzionalista, Docente Universitario di diritto Costituzionale, ha insegnato nelle Università di Roma (la Sapienza) di Modena, di Firenze e di Cagliari.

Nel 1985 è stato tra i fondatori dell'Associazione Italiana dei costituzionalisti, di cui ha ricoperto il Ruolo di Segretario nel primo congresso Direttivo dal 1985 al 1988, poi ricoprirà la carica di Presidente dal 2006 al 2009. Il professore Pace è stato tra i primi ad essere contrariati della riforma dicendo: che “la Costituzione è una cosa seria non può essere divisiva ma deve essere congregativa, devono essere ascoltate tutte le parti e trovare un compromesso che porti all’unità delle forze politiche e del paese, un filoso Indiano Inayat Khan, da me molto apprezzato scrisse che non sempre ciò che viene dopo porta sempre al progresso, io ho studiato con attenzione la riforma della Ministra Boschi e vi posso assicurare che non ci catapulta nel futuro come affermato negli spot, ma ci porterà addirittura indietro a prima del 1947, è una riforma pasticciata.

I Senatori che sono rappresentativi degli Organi costituzionali minori, non potranno mai svolgere la loro funzione in maniera corretta come part-time. Al Senato hanno lasciato delle decisioni importanti a livello Costituzionale e vi è richiesta un’adeguata preparazione. Poi dai 2 attuali procedimenti legislativi si passerebbe a 8 creando ulteriori contrasti tra Camera e Senato. la distribuzione delle attribuzioni legislative tra Stato e Regioni, oltre ad essere fortemente sperequata a favore dello Stato, presenta innumerevoli errori e una serie di sviste e dimenticanze.