Il tonfo di Matteo Renzi per via del risultato del Referendum Costituzionale e le sue annunciate dimissioni aprono scenari ignoti ma non di certo nuovi. Adesso è il Capo dello Stato a dover ricoprire il ruolo di giudice e a dover sbrogliare questa complicata matassa fatta di incertezze e di politici che a destra e a manca gridano alla necessità di dover andare al voto anticipato. Proprio quest’ultima ipotesi, però, sembra essere la meno accreditata da parte del Colle che, da sempre promotore di pacatezza e stabilità, vuole varare un governo capace di saper affrontare la questione sulla legge elettorale e di saper garantire solidità.

Il Colle sembra comunque non sdegnare l’ipotesi di un ‘Renzi bis’ che di sua sponte, nella mezzanotte di ieri durante la conferenza stampa a Palazzo Chigi, aveva annunciato tra commozione e cosciente per l'amaro esito: “Domani pomeriggio convocherò il cdm, ringrazierò i miei colleghi e salirò al Quirinale, dove consegnerò le dimissioni nelle mani del presidente Mattarella”. È quindi lo stesso premier, o quasi ex, ad aver escluso a priori una permanenza che risulterebbe ardua.

I papabili. Nuovi scenari potranno configurasi solo dopo la consultazione al Quirinale, consultazione che si baserà su un unico presupposto: non potrà nascere alcun governo contro Renzi o contro il Partito Democratico che, ad oggi, sono la forza di maggioranza relativa al Parlamento.

I successori di Matteo Renzi potrebbero essere delineati in base alle conseguenze che verranno scatenate dall’altisonante NO degli italiani. Un affossamento delle Borse e una destabilizzazione dello spread comporterebbe, naturalmente, l’ipotesi Pier Carlo Padoan, Ministro dell’economia e delle finanze e quindi garanzia per l’Unione Europea.

A tal proposito anche il nome di Carlo Calenda, ministro dello Sviluppo Economico, sembra non essere un’ipotesi lontana. Qualora la Borsa e lo spread non dovessero giocare brutti scherzi e il punto focale su cui concentrarsi sarebbe la legge elettorale, l’ipotesi più accreditata sarebbe quella di Piero Grasso, non renziano e attuale presidente del Senato visto di buon occhio da parte delle opposizioni.

A raccogliere l’eredità Renzi potrebbero trovarsi anche figure di spicco del suo stesso Governo: il ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale Paolo Gentiloni, il ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo Dario Franceschini e, infine, il renziano dei renziani ministro delle infrastrutture e dei trasporti Graziano Delrio. Dal Partito Democratico riecheggia, quasi a vuoto, il nome di Romano Prodi che già in passato aveva dichiarato di non essere propenso a rimettersi in gioco in tal senso. Ipotesi anche sulla ministra della difesa Roberta Pinotti, Emma Bonino, particolarmente apprezzata dal Movimento pentastellato, e sul giudice della Corte Costituzionale Giuliano Amato che è di certo ben visto dal centrodestra. Qualora nessuno di questi dovesse risultare papabile, potrebbe configurarsi l’ipotesi di tornare alle urne.