“Che cosa sta succedendo sui giornali di oggi di ieri e dell’altro ieri? L’ultima moda è sempre quella della cricchetta di giornalisti politicamente corretti che ci hanno sbomballato le palle sulla post-verità, e cioè che su internet girerebbero tantissime bufale”. Quella appena letta è solo una delle frasi al vetriolo pronunciate il 31 dicembre da Nicola Porro durante la sua consueta rassegna stampa via web (guarda il video integrale qui sotto). Il conduttore di Matrix ricorda l’intervista rilasciata ieri al Financial Times dal presidente dell’Antitrust Giovanni Pitruzzella che ha poi provocato la dura reazione di Beppe Grillo, il quale sul suo blog ha gridato all’Inquisizione.

“Bisogna mettere insieme degli organismi internazionali per controllare e bloccare la post-verità, la proposta è quindi quella di fare una specie di operazione europea contro le bufale - Porro riassume in poche parole il senso dell’intervista pizzettiana, per poi aggiungere un sonoro - ma che state dicendo?”. Dunque, “l’unico che ha alzato il ditino, e lo ha fatto a modo suo, tra eterodosso e stronzone” è stato Beppe Grillo che, in pratica, ha detto, continua Porro, “‘ragazzi arrestatemi, io sono un fautore della post-verità’, anzi no, lui è un fautore della libertà sulla rete e tutti quanti noi dobbiamo essere fautori di un non controllo sulla rete”.

Contro i burocrati europei

Infatti, si chiede l’ex conduttore di Virus, oscurato dalla Rai, “chi controllerà la rete?

Chi deciderà che cos’è una bufala? Chi deciderà quali sono le cose che val la pena pubblicare e quali no? Vogliamo veramente dei burocrati europei che decidano che Grillo, Porro, oppure Berlusconi, oppure Renzi, non possono scrivere e dire delle bufale anche sulla rete?”. E poi, si domanda retoricamente alzando sempre di più i toni, “i giornali, l’informazione, le bufale non le hanno dette fino ad oggi?”.

Insomma, questo il suo dubbio, “chiudiamo la rete perché pensiamo che le cagate che dicono i giornali e i media tradizionali siano vere?”.

E porta acqua al mulino della sua tesi facendo l’esempio di Repubblica, definito “il giornale istituzionale che si pensa abbia un peso”, che titola ‘Grillo difende la post-verità. Frase ritenuta, oxfordianamente, una “stronzata”.

Bastava leggere quello che ha scritto Grillo “per capire che lui non ha difeso la post-verità”, ma “ha attaccato la proposta di uccidere la libertà delle rete in virtù di una battaglia contro le bufale”. Il vice direttore de Il Giornale tiene a precisare di non stare difendendo il leader del M5S: “A me non me ne fotte nulla di Grillo, io sto difendendo la libertà di tutti noi sulla rete”. E poi, ecco la sua motivazione, “non voglio un organismo internazionale che decida cosa è una bufala e cosa no”. Grande Fratello a cui l’unico che si è opposto, ripete scandendo sillaba per sillaba, è stato “Bep-pe-Gri-llo!”.

Porro cita il giornalista Timothy Hash il quale, proprio su Repubblica, dopo l’inaspettata vittoria di Donald Trump nelle presidenziali americane, scrive che “il New York Times ha mantenuto la sua credibilità on line”.

Credibilità che, invece, non esisterebbe più perché il NYT, aggiunge, “ci ha raccontato le elezioni americane come Topolino, peggio di una bufala”, anzi, un vero e proprio “condizionamento politico”. Per concludere, secondo Porro “oggi una minaccia vera c’è ed è il fatto che qualcuno si può mettere in testa l’idea di controllare quello che succede sulla rete”.