Il Presidente del consiglio comunale di Siracusa, Santino Armaro, i consiglieri comunali Francesco Pappalardo, Carmen Castelluccio, Cristina Garozzo, Loredana Spuria, Tonino Trimarchi, Sonia D'Amico, Alfredo Foti e Fortunato Minimo chiedono il 7 marzo 2016 l'espulsione della consigliere comunale Simona Princiotta dal Partito Democratico. Sostanzialmente - chiosa Laura Valvo su La Sicilia - per "insubordinazione" alla disciplina di partito. Si tratta - com'è noto alle copiose cronache di stampa - dell'esponente del Pd assurta alla ribalta nazionale per le denunce di illeciti a Palazzo Vermexio che hanno accesso i riflettori, oltre che degli organi inquirenti, anche delle trasmissioni televisive "Le Iene Show" e "L'aria che tira".

L'avvocato Giuseppe Di Mari, questa la notizia di queste ore, nella qualità di presidente della commissione di garanzia del Pd, fissa per il prossimo 15 dicembre, nove mesi dopo la richiesta dei nove consiglieri, la data per esaminare questo ricorso insieme agli altri sette membri della commissione: Emma Schembari, Nunzio Perrotta, Enza Sicuso, Luigi Storaci, Paolo Ebreo, Salvo Rizza.

La reazione di Simona Princiotta e Pippo Zappulla

Simona Princiotta, come riportato dal quotidiano on line Siracusaoggi, si ritiene stupita del fatto che il Partito Democratico possa pensare di risolvere i problemi posti dalle sue denunce attraverso la sua espulsione. Analogamente il parlamentare Pippo Zappulla sulle colonne de La Sicilia sottolinea che, anche alla luce dello scenario che si è andato delineando in questi nove mesi intercorsi dalla richiesta alla riunione, l'iniziativa non appare funzionale alla risoluzione dei problemi politici.

L'avvocato Giuseppe Di Mari mette le mani avanti e assicura che la commissione da lui presieduta ha bocciato ricorsi a prescindere dalle componenti del partito che li hanno presentati e dell'appartenenza di corrente dei componenti della stessa commissione.

Poco chiari i motivi dell'espulsione

Gregorio Valvo su La Nota 7 ritiene infondato il ricorso, anche alla luce del fatto che a motivarlo sarebbe il fatto che un tesserato del Pd abbia presentato delle denunce alla Magistratura sui cui esiti peraltro ancora non è dato sapere.

Agire senza attendere i risultati contribuirebbe a mettere ancora di più nel ridicolo di quanto già non lo sia il Partito Democratico, nel quale spicca il silenzio assordante del segretario provinciale Alessio Lo Giudice.