Il neopresidente degli Stati Uniti, Donald Trump, prova a correggere il tiro. Dopo le accese proteste pervenute da ogni parte del Paese contro l’ordine di chiusura dei confini Usa ai cittadini di ben 7 paesi islamici, in serata il tycoon ha rilasciato una dichiarazione per precisare che "ci sono altri 40 Paesi nel mondo a maggioranza islamica che non sono interessati dal provvedimento". Il decreto per limitare l’ingresso a stranieri e rifugiati, dunque, non sarebbe un bando contro i musulmani, come riporterebbero "falsamente i media", ma servirebbe soltanto a mantenere la sicurezza lungo il territorio statunitense e a proteggerlo dal terrore.
Sarà davvero così?
La riapertura sui visti
Secondo l’inquilino della Casa Bianca, i 7 paesi in questione sarebbero stati inseriti nella lista nera come fonti di potenziali terroristi già dall’amministrazione del suo predecessore, Barack Obama. Trump ha anche precisato che il suo ordine esecutivo non opera contro le altre numerose nazioni a maggioranza musulmana, e che nei prossimi 90 giorni, quando il governo avrà ricontrollato e completato le politiche di sicurezza, i visti verranno rilasciati nuovamente a tutti i Paesi.
I procuratori non ci stanno
Alle proteste dei cittadini - che a Washington hanno raggiunto la Casa Bianca, a New York la Statua della Libertà e a Boston la chiesa di San Francesco - si sono unite quelle dei 16 procuratori generali dello Stato federale, che hanno condannato come incostituzionale l’ordine esecutivo del presidente.
Gli attorney general (tra cui anche quelli degli stati di Washington, New York, Hawaii e Maryland) auspicano che il decreto venga revocato al più presto, ribadendo l'importanza di un principio fondamentale per gli americani, ovvero quello della libertà religiosa. Infine i procuratori si sono impegnati a garantire che opereranno affinché la situazione possa nuocere ad un numero limitato di persone.
La risposta scritta
Con un protocollo poco comune, il presidente ha rilasciato una dichiarazione scritta per ricordare che "L’America è un paese orgoglioso dei suoi immigrati e continuerà a mostrare compassione nei confronti delle vittime dell’oppressione". Tuttavia, ha aggiunto, lo farà senza dimenticare di proteggere i propri confini e i propri cittadini.
"L'America è sempre stata la terra dei liberi e la casa dei coraggiosi" ha concluso Trump, citando l’inno nazionale degli Usa.
Il presidente degli Stati Uniti, inoltre, ha provveduto a difendere il suo operato intervenendo anche su Twitter, ribadendo l’urgenza di rafforzare i confini per impedire che gli Stati Uniti facessero la stessa fine dell’Europa e del resto del mondo che, secondo lui, sono in preda a un "caos orribile".