Lunedì il vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio, in un post pubblicato su Facebook, si era detto contrario alla liberalizzazione dei giorni di chiusura dei negozi. Una posizione netta, espressa proprio mentre associazioni di categoria e sindacati dei dipendenti dei centri commerciali stanno discutendo dell’apertura nei giorni festivi. Un’uscita con cui il deputato grillino ha attirato su di sé molte polemiche e critiche, come spesso gli accade. E tra le risposte più dure c’è un articolo del quotidiano Libero, che ieri titolava in prima pagina: “Di Maio: lavorare fa male”.

Il post contro le liberalizzazioni

“Le liberalizzazioni sfrenate ci stanno impoverendo”, così inizia l’intervento di Luigi Di Maio apparso lunedì sulla sua fan page di Facebook. Un post abbastanza lungo in cui il vicepresidente della Camera giudica negativamente la legge voluta dal governo Monti, votata anche dal Pd, che consente agli esercizi commerciali di restare aperti 7 giorni su 7, 24 ore su 24. Un provvedimento – analizza Di Maio – che non ha arricchito in termini economici i commercianti e in più ha fatto abbassare la qualità delle loro vite e quelle dei loro dipendenti, sfaldando interi nuclei familiare. Una situazione grave che, secondo l’esponente dei 5 Stelle, potrebbe risolversi con l’approvazione definitiva della legge promossa dal Movimento, che reintroduce l’obbligo per gli esercizi commerciali di restare chiusi almeno un giorno a settimana.

Una legge che avrebbe incassato anche il favore della Conferenza Episcopale Italiana, ma che – accusa il deputato napoletano – il Pd terrebbe bloccata in Senato, impedendo all’aula di palazzo Madama di votarla.

La dura risposta di Libero

Naturalmente, qualche ora dopo la pubblicazione del suo post, Di Maio ha dovuto affrontare l’ennesima polemica, andata avanti anche nella giornata di ieri.

In particolare, dalle colonne del quotidiano Libero, in edicola ieri mattina, giungeva una dura risposta all’analisi dell’esponente pentastellato, a cui era dedicato il titolone già citato e l’articolo di fondo firmato da Fausto Carioti. Nel pezzo, oltre a elencare tutte le gaffe commesse dal politico, si sostiene che egli farebbe bene a non occuparsi di lavoro visto che lui, a parte un’esperienza come steward allo stadio San Paolo, in vita sua non ha mai lavorato.

Per questo della materia in questione può parlarne solo per sentito dire. Poi, nella seconda parte dell’articolo si analizzano le proposte politiche del M5S, che in gran parte sarebbero riciclate dalle idee della vecchia sinistra, come il reddito di cittadinanza, l’abbandono immediato delle missioni militari a cui partecipa l’Italia, il disarmo unilaterale. Insomma, il programma politico dei grillini, secondo Carioti, li condurrebbe a un’alleanza naturale con gli scissionisti del Pd.

Di Maio attacca Libero

Ovviamente, al probabile premier del Movimento 5 Stelle l’articolo di Libero non è piaciuto affatto. E ieri pomeriggio, in un altro post pubblicato su Facebook, si è scagliato apertamente contro il giornale.

L’intervento si apre con una frase piuttosto sibillina: “Siamo tutti bravi a fare i liberali con i soldi degli italiani”. Ma poi il deputato si rivolge direttamente al direttore del giornale, Vittorio Feltri, chiedendo di restituire i soldi presi con i finanziamenti pubblici prima di fare l’”iperliberista”. Infine, chiede agli utenti che lo seguono di condividere il più possibile il suo post, assicurandogli più visualizzazioni delle copie vendute da Libero in un giorno. Operazione riuscita alla grande, visto i numeri registrati: 7mila e 500 reazioni positive e più di 4mila condivisioni. Per non parlare delle centinaia di commenti, dove, però, contrari e favorevoli alla liberalizzazione della chiusura dei negozi si dividono più o meno equamente.