In occasione del Meeting di Comunione e Liberazione a Rimini, questo venerdì 25 agosto, si è svolto un incontro dal titolo "Il futuro della tradizione" a cui ha partecipato Fausto Bertinotti, ex Presidente della Camera. Vediamo le parti salienti di quello che ha dichiarato.

'Non si sono fatti i conti con la storia: mostra sul 1917 la fa CL e non la sinistra. Futuro senza tradizione rende succubi'

All'inizio del dialogo Bertinotti ha affermato:"Oggi sembra quasi che si debba per forza sopprimere la tradizione, essendo avvolti in un mito di futuro che però è abbagliante e inquietante: è un futuro disumanizzato.L'uomo è totalmente soggiogato dall'innovazione e dalla modernizzazione, dal mondo delle macchine e delle merci.

Per questo non si guarda al passato e alla tradizione. E' come se si dovesse andare verso un futuro nel quale diventeremo dei naufraghi e che però ci facciamo in qualche modo piacere. Avremmo invece bisogno di un sogno e di una speranza, intesa come investimento di futuro e come un altro mondo possibile.Abbiamo però una storia del "noi" che stiamo malamente abbattendo. Che cosa è stato il "noi" della mia tradizione? Il movimento operaio. Esso ha consentito che non ci fossero avversità fra padri e figli e che ci fosse la possibilità di creare un mondo migliore.E' stato un "noi" talmente forte da poter chiedere il sacrificio della libertà della persona per poter inverare quel mondo migliore, quindi incorporava una contraddizione.

Ma questa storia finisce non con questa consapevolezza, bensì con l'idea che ha avuto qualcuno di disfarsi della tradizione senza farci i conti. Ad esempio con il 1917 e la rivoluzione non si è fatto i conti, è stata una storia grande e terribile al tempo stesso, ma semplicemente è stata dimenticata. Sarà emblematico se una mostra sul 1917 la fa il Meeting di CL e nessuna forza della sinistra in Europa?

La ragione è che ci si è disfatti della storia e della tradizione. Qualcuno è passato all'altra sponda, dimenticando il "noi": solo che il futuro deprivato della tradizione incombe su di te, non ti vede come protagonista e di questo futuro sei succube.

Serve insomma fare i conti con la storia, e non cancellarla."

'Il socialismo limitava la libertà della persona, si chiedeva la fedeltà e non la partecipazione'

Bertinotti ha poi proseguito: "Nella tradizione da cui provengo il "noi" è stato esaltante e al tempo stesso opprimente. Nel cosiddetto "socialismo reale" e in alcuni partiti storici della sinistra , il "noi" ha ridotto la persona a una componente plasmata da questo stesso "noi". C'è stato un sostanziale non riconoscimento della persona e da qui nasce la limitazione delle libertà: essa deriva dal fatto che ci sia una causa in nome della quale puoi alienare le tue esigenze, le tue speranze e i tuoi sogni.Nel 1917 si è messa in moto una forza per liberare l'umanità dallo sfruttamento e dalla povertà, ma ben presto la causa prese il sopravvento, diventando un moloch e chiedendo la fedeltà e non la partecipazione.

Oggi il mondo è attraversato dal primato dell'individuo e dalla desertificazione del "noi", l'individuo è il carnefice e la vittima della società in cui viviamo: esso diventa l'immagine del successo, della riuscita e della dimenticanza dell'altro, senza accorgersi di essere fagogitato dalla tecnica e dalla macchina, di cui l'individuo è solo un ingranaggio. La reazione tendenziale a questo è anche il fondamentalismo, cioè come difesa dal mondo delle macchine e del consumo, viene prodotta un'idea fanatica in cui la violenza fanatica si presenta come l'unica possibilità. Il terrorismo è figlio di questa concezione: deriva da un'idea di comunità così totalizzante da chiedere al singolo il sacrificio della vita per contrastare un nemico esterno.Il dualismo amico-nemico si presenta perchè è scomparso il "noi", inteso come processo di costruzione del popolo: quando non c'è questo si hanno tanti individui soli in balia del mercato e della tecnologia.E dall'altra parte c'è chi crede di combattere la modernità con la violenza.

Ecco, per sconfiggere entrambe queste cose serve la "costruzione di popolo".

E sempre parlando del passato della propria parte politica, l'ex Presidente della Camera ha detto: "Il movimento operaio si era dato come meta il socialismo e l'uscita dal capitalismo, anche se questa storia è stata molto controversa e spesso smentita dalle pratiche. Questo compito oggi è però necessario per salvare l'umanità dalla catastrofe, la quale può prendere la forma della guerra oppure quella della perdita di coscienza dell'Io e del Noi con la sostanziale riduzione dell'uomo a cosa: entrambi gli scenari sono presenti. Il Subcomandante Marcos diceva ai suoi uomini di non stare troppo tempo con la stessa arma perchè alla lunga essa non è più uno strumento, ma ne si diventa invece una protuberanza.

Questo vale oggi per le macchine, anche per i nostri cellulari. La costruzione di identità ha a che fare da un lato coi valori e principi da costruire, dall'altro col bisogno di fare società. La nostra salvezza non sta nelle istituzioni, siano esse quelle dello Stato o quelle dei partiti, ma nel fare associazione. Occorre ricominciare dall'uguaglianza e dall'idea di un'identità aperta. Sia la mia tradizione che quella cristiana muovono dal principio dell'uguaglianza, ma essa per essere costruita ha bisogno di un popolo.Nella mia tradizione occorre anche liberarci del fatto che l'identità di possa costruire contro qualcuno, ma piuttosto a favore di qualcosa".

'Uguaglianza sia meta e pratica. Il '900 non riguarda la vita quotidiana, serve una nuova storia'

Sempre sullo stesso tema Bertinotti ha poi proseguito: "L'idea dell'uguaglianza ha fatto irruzione nella storia mille volte, sia da parte religiosa che da parte laica. Bisogna però stare attenti che la ricerca di uguaglianza non sia totalizzante. L'ultima forma con cui l'uguaglianza ha preso concretezza è stata la costruzione dello Stato: siccome non riusciamo a farci uguali nella società allora ci è servito lo Stato e la legge per dare sostanza a questa necessità. Ma i nostri padri non hanno visto la contraddizione fra l'uguaglianza e la sua realizzazione dall'alto attraverso lo Stato, perché questo elemento produce disuguaglianza fra chi comanda e chi è comandato.

Nel socialismo reale hanno fortemente ridotto e quasi azzerato la disuguaglianza sul piano economico e sociale, ma l'hanno assolutizzata sul terreno del potere, fra chi poteva comandare e chi doveva obbedire. Non si può creare l'uguaglianza con il forcipe, essa è una meta ma è anche una pratica. La lezione più importante che viene dalla mia storia non viene dai partiti e dalle elezioni, ma dalle case del popolo, dalle leghe sindacali, dalle cooperative e dalle associazioni: insomma da chi ha saputo costruire comunità. Quello che mi piace di Comunione e Liberazione oggi è vedere la "costruzione del popolo" e in questo io rivedo la mia storia migliore: gli scioperi, le organizzazioni comunitarie e le Feste de L'Unità".

Parlando del rapporto fra generazioni, l'ex sindacalista ha detto: "Le giovani generazioni di oggi sono "senza padri", perché i padri si sono eclissati. La loro generazione è scomparsa perchè il mondo a cui abbiamo appartenuto è finito, lo dico con dolore. Io sono figlio del '900 ed esso è stato sepolto, poichè segnato da una sconfitta storica e drammatica: noi siamo come i Maya e gli Egizi, che hanno avuto una storia densa di cose grandissime, ma essa interessa gli archeologi e non la vita quotidiana. Nel frattempo c'è stata la rivoluzione del capitalismo globale e finanziario. Oggi serve camminare su una nuova storia: i padri non possono insegnare nulla ai figli ma semmai camminare insieme a loro, imparando strada facendo.

L'unica cosa che possiamo dire ai figli è che il movimento operaio aveva l'idea giusta che le donne e gli uomini devono poter esprimere la propria dignità di persona, e perciò dobbiamo conquistare l'uguaglianza".

'Serve avere idee forti e saperle mettere in discussione, io mi dico ancora comunista'

L'ex leader di Rifondazione Comunista ha poi proseguito: "Avere idee forti e riflettere criticamente su di esse è una possibilità concreta. Se invece esse sono immutabili, oppure se si ha un pensiero debole, è un disastro. Serve quindi avere idee forte e provare a metterle in discussione sulla base dell'esperienza.Io di poche cose sono esperto, ma di sconfitte sono espertissimo; posso dire che dopo molte sconfitte sono sempre ripartito dallo sguardo del mio popolo, dei lavoratori, dei pensionati, a cui sento di appartenere.

L'ambizione che permette di ricominciare sta nel fatto che un giorno qualcuno possa dire che quello era uno dei nostri".

Infine Bertinotti ha concluso: "E' la politica che ha abbandonato il popolo o il popolo che ha abbandonato la politica? Tutte e due le cose. Secondo me è stata la politica ad abbandonare il popolo ed esso si è disgregato. Per non deresponsabilizzarci dobbiamo tornare alle radici, anzi alla radice dell'umano. Noi dobbiamo riproporre il tema delle fedi e del senso della vita umana rispetto a una meta. Non basta avere un'attesa vigile, ma serve confidare nell'imprevisto, cioè in ciò che irrompe sulla scena e (se ti sei preparato) può giocare a favore della libertà e della liberazione dell'umanità. Per chi come me a questa età ha l'ambizione di dirsi ancora comunista l'imprevisto è tutto ciò che ci può salvare".